Mons. Bonomelli la Franciacorta e Zanardelli

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Il recente convegno di Nigoline sulla figura di monsignor Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona e apostolo dell’emigrazione, ha ricordato i suoi rapporti con Giuseppe Zanardelli, esponente di spicco della sinistra storica del partirto liberale, salita al potere dopo la caduta della Destra caovuriana. Si è fatto cenno anche alla passione del prelato per la caccia alla posta, che praticava su una collina ancora visibile vicino al cimitero di Nigoline. Mons. Bonomelli era figlio dei casanti di casa Monti e, divenuto poi famoso, era ospitato a palazzo (e non più nella casetta dei genitori) in occasione delle sue visite a Nigoline. Fu certamente lui che portò in Franciacorta Antonio Fogazzaro, il grande scrittore cattolico premio Nobel mancato (a favore del laico Carducci) legato a lui dai profondi legami di una spiritualità cristiana interiore che pure non eviterà ad entrambi le spine ed i travagli della vicenda del modernismo condannato da papa Pio X. Poco lontano dalla posta di Bonomelli c’era la larga del conte Ignazio Lana, il grande personaggio di Borgonato, esponente della Destra storica, amico di Cavour e Napoleone III, e fiero avversario di Zanardelli. Bonomelli nutriva una profonda gratitudine verso il conte Lana perché questi, nella sua veste di membro della Deputazione Provinciale, lo aveva aiutato a trovare un posto in manicomio (la parola è cruda, ma si diceva così) per il fratello mentalmente disturbato (secondo la terminologia del tempo: oggi diremmo, con disabilità mentale). Questa degli infermi di mente era una delle competenze tradizionali delle Amm.ni Provinciali, giunte fino ai giorni nostri insieme alla cura della viabilità (le strade provinciali) ed all’istruzione tecnica e scientifica. Anche allora non era facile trovare un’idonea collocazione per quel genere di ammalati e Bonomelli, forte della dimestichezza venatoria e della vicinanza fra Nigoline e Borgonato, si era rivolto all’illustre (e ingombrante) vicino a favore del fratello. Si sa che alla posta si prendono gli uccelli che si posano sugli alberi, tordi e fringuelli mentre alla larga si uccellano con le reti le allodole, le sguizzette, i boarì e tutte le specie che stanno per terra. La larga delle Arzelle del conte Lana era un’istituzione che durò fino agli anni Sessanta del Novecento, quando questo tipo di caccia fu purtroppo soppresso. Si sa anche che i cacciatori esagerano un po’ nel vantarsi delle loro prese e ci sono riscontri dello scambio di battute fra Bonomelli e il conte Lana. «Oggi ho preso più tordi io che non voi allodole», diceva il primo al secondo e da Borgonato gli giungeva subito la risposta: «Monsignore, non sta bene che un prete dica le bugie». Le rivalità si appianavano davanti a un ricco spiedo fatto preparare dal Conte nella sala da pranzo di Borgonato, ove ancor oggi troneggia la scritta evangelica «et in quamcumque civitatem intra verbitis manducate quae apponentur vobis» adoperata dal padrone di casa per far mangiare di grasso i preti e gli osservanti cattolici anche il venerdì, additando la scritta e dicendo, in dialetto, «l’ho miga dit me, el l’ha dit il vost Signur». Una volta Bonomelli disse al conte Lana, che vantava orgogliosamente il proprio ateismo di libero pensatore: «Signor Conte, se tutti gli atei fossero come voi, andrebbero tutti in Paradiso». Sono certo che ora, negli spazi del Cielo, si sono incontrati anche con Zanardelli: l’unico dubbio è se parleranno dei tordi e delle allodole della Franciacorta o sviscereranno insieme i misteri della teologia. avv. Marcello Berlucchi Brescia

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