Le barriere del Liceo Olivieri: brutto esempio

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Dopo la lettura dell’articolo del 3-9-2014 sul suo giornale relativo alla costruzione di un nuovo edificio scolastico che ospiterà il Liceo Artistico Olivieri, «munito» di barriere architettoniche, sono rimasto sbalordito: sbalordito come cittadino, sbalordito come architetto, sbalordito come genitore di un alunno disabile in carrozzina che frequenta proprio il Liceo Artistico Olivieri e che si vorrebbe privare della dignità di poter entrare dall’ingresso principale come tutti i suoi compagni. L’infelice soluzione prospettata sarebbe quella di fare entrare i ragazzi in carrozzina dall’ingresso dell’Istituto Tartaglia confinante obbligandoli a percorrere tutto il braccio nord per raggiungere, dopo un lungo tragitto, la sede dell’Olivieri. Questa scelta discutibilissima da un punto di vista etico non tiene assolutamente conto dell’aspetto tutt’altro che secondario della sicurezza; in caso d’incendio o di terremoto sarebbe estremamente insicura la procedura di evacuazione. La questione è veramente sconcertante se si pensa che l’edificio è stato ideato per ospitare il Liceo Artistico Olivieri e per costituire, insieme all’Istituto Tecnico per Geometri Tartaglia, un «polo per l’architettura» con lo scolpo di formare i progettisti di domani. Cosa impareranno i progettisti in erba? Che non è indispensabile realizzare edifici accessibili? Che è più importante trovare qualche scappatoia per aggirare l’ostacolo degli obblighi di legge? Molto educativo! Credo che una nuova sede scolastica ideata con questa finalità avrebbe dovuto essere l’occasione per realizzare un esempio di «buon costruire», rispettando quindi le norme più elementari e basilari, avrebbe dovuto essere esempio e fonte d’ispirazione per i futuri progettisti, mentre in questo caso si presenta solo come prototipo di «mala costruzione». Il fatto ancora più sconcertante è che la rampa, prevista in origine non è poi stata realizzata. Il progetto iniziale infatti aveva ipotizzato un ingresso molto intelligente costituito da una «leggera» gradinata che fiancheggiava una rampa posta parallelamente all’edificio. La soluzione, molto gradevole anche architettonicamente, avrebbe consentito ai ragazzi disabili di accedere alla scuola a fianco di quelli normodotati. Questa bell’idea è stata sostituita da una brutta scala posta frontalmente all’ingresso degna dei peggiori palazzi di «regime». Sono sconcertato anche come architetto che si è sempre visto costretto, in interventi privati, a rispettare le norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche anche laddove le condizioni di accessibilità erano impossibili. In un intervento pubblico mai mi sarei aspettato di dover commentare la mancata attuazione della normativa. La mia lettera non vuole assolutamente innescare una sterile polemica ha invece lo scopo di raggiungere l’obbiettivo di fare realizzare una rampa laterale al più presto «senza se e senza ma», evitando di creare uno scontro tra cittadino e istituzioni. Credo che anche il Comune di Brescia abbia il dovere di imporre alla Provincia la realizzazione della rampa, pena l’inefficacia del titolo edilizio e la dichiarazione di inagibilità dell’edificio. Giovannibattista Rovetta Brescia

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