La tragedia annunciata del Gleno

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La natura ha le sue regole che vanno rispettate; quando così non è stato, l’umanità ne ha sempre pagato le conseguenze. L’uomo abbia quindi molto rispetto (e giusto timore) per essa. Molti gli esempi di buona e prudente costruzione e gestione, ma qui vorrei considerare i manufatti idrici (alcuni), dove non sono stati osservati i dettami sopra citati. Alcuni esempi: Gleno a Vilminore di Scalve (Bergamo) ottobre 1923-1° dicembre 1923, 356 vittime. Molare (Alessandria) 1925-’13 agosto 1935, 111 vittime. Vajont 9 ottobre 1963, vittime 1917, praticamente non ha passato il collaudo. Val di Stava a Tesero (Trento) 1961-’19 luglio 1985, 268 vittime. Ho avuto l’occasione di visitarne quasi tutti i siti meno Molare. Le storie di Gleno e di Molare però, si incontrano nella «Commissione di Controllo del Gleno», istituita dall’Autorità nel 1924, all’indomani del crollo del Gleno, incaricata del sopralluogo a Molare, l’esito del quale, mise in evidenza diverse situazioni di criticità, date dalla presenza di infiltrazioni nella struttura. Le tragedie sopracitate, lo dicono i fatti, sono imputabili alla negligenza dell’uomo, quando, il disastro stesso non viene citato addirittura come tragedia annunciata. Vuoi per errori nella costruzione, oppure per cattiva gestione dell’opera; il tutto sempre nel nome della divinità Molock che chiede ogni giorno sacrifici umani. L’uomo, immolato sull’altare del Dio denaro che si mangia tutto e tutti! La storia di questi disastri la troviamo facilmente con i moderni mezzi. A volte si tendono a dimenticare questi eventi. In particolare Gleno e Molare accaduti in epoca dove ancora non esisteva una comunicazione così immediata come l’attuale. E per questo molto bene fa l’eclettico Tiziano Felappi, elettricista prestato all’arte cinematografica, a ricordare questi eventi, nelle sue regie. È infatti in preparazione un film proprio sulla tragedia del Gleno. A questo proposito. Circa un mese fa, con amici, sono stato ai resti di questa diga e mi ha colpito la presenza di (seppur piccole) infiltrazioni di acqua interessanti il muro di contenimento del laghetto, prospiciente il salto sulle cosiddette marmitte glaciali. La situazione non è certo paragonabile all’evento del ’23, tuttavia ha lasciato un po’ sgomenti i presenti. Anche perché - poco dopo - veniamo informati che, tali infiltrazioni, erano reduci da riparazione. Ribadisco, non è la stessa situazione di allora, però... Nulla toglie a questa bellissima valle che merita - come del resto tutta la zona - una visita. Lasciata l’autovettura alla frazione Pianezza, in poco meno di un’ora si è alla diga. E per i più appassionati ne suggerisco il proseguimento sopra il lago. Ne rimarranno entusiasti. Non è mia intenzione entrare troppo nel merito del Gleno, lascio alle abili mani di Tiziano Felappi la ricostruzione dei fatti. Mi si permetta tuttavia un aneddoto. In quest’ultima occasione ho avuto il piacere di fare la conoscenza di Pierino (Pietro Milesi) e della gentile moglie Lucia Bettineschi residenti nella frazione Dezzo (Colere), in un’abitazione posta/integrata sopra uno sperone di roccia, proprio in riva al torrente Dezzo (una fotografia la si trova anche sul sito). Abbiamo molto gradito la loro ospitalità e ci hanno raccontato la storia dell’immobile. Nato come torre di difesa - e ne conserva tuttora le caratteristiche esterne e interne - abbassata poi nel XVII° secolo. I coniugi Milesi la abitano dal 1968, dopo averla acquistata dalla Curia Vescovile. Ci racconta inoltre che la frana discesa dal Gleno, non ha intaccato il lato nord dell’abitato perché, questa strana roccia, ne ha deviato il percorso. Restiamo allora in attesa del film di Tiziano Felappi.

 Cav. Giulio Mussio

Pievedizio di Mairano

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