La Stazione e i turisti in città

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Le scrivo queste poche righe al termine delle vacanze che mi hanno portato quest’anno a frequentare, da turista in partenza/arrivo, la zona della stazione/autostazione della nostra città facendone immediato paragone con analoghe strutture, da me utilizzate, in Trentino Alto Adige. Il raffronto è impietoso e sconfortante sotto tutti i punti di vista (strutturale, informativo, umano). A fronte di ordine, pulizia dei locali, rispetto della cosa pubblica che si esplicita nell’integrità della segnaletica, nella assenza di murales, di scritte e vandalismi vari, di pagamento puntuale dei «titoli di viaggio» (come adesso si chiamano i biglietti) senza «furbetti», di vivibilità degli spazi (le sale d’aspetto, i servizi igienici, i sottopassi), senza slalom tra «odori», «sapori», e «folclore vario», di senso della sicurezza diffuso, di assenza di «zone franche», qui, nella nostra città in cui tutti invocano il rilancio di un turismo «potenzialmente importante» come volàno anche economico in questi tempi di crisi, la situazione, risulta deficitaria ed insostenibile. Alcuni esempi. Zona entrata autoparcheggio sotterraneo: stringendo l’obbiettivo e fotografando, uno potrebbe tranquillamente dire: sono stato a Tunisi, ad Algeri, al Cairo, e ne ho fotografato le parti più degradate tra gente sbevazzante alcool, tuniche lunghe, barbe da integralista «de noartri», alterchi e stravaccamenti vari e traffici di vario genere. Non sono piccolo, non sono minuto, ma il senso di abbandono, di insicurezza, che si percepisce da tale vista, da comunque da pensare, mette in guardia, fa scattare immediatamente l’allarme «sopravvivenza» che ogni essere umano ha in se. Ovviamente, in caso di donna/ragazza si aggiungono ulteriore paura e ansia a fronte di un effetto «radiografia» che gli sguardi di questi personaggi, provocano in chi si trovi a passare da quelle parti. Ricordo che lì c’è la postazione bici mia che è molto utile se si potesse usare senza «slalom» di avvicinamento. Stesso discorso vale per la zona autostazione, anche se qui cambiamo «continente», da «mama africa», passiamo in «Eurasia» tra Cina ed est Europa ma il risultato è lo stesso: sporco, scritte, spaccio, sensazione di abbandono, di resa di fronte all’avanzata dei «barbari». Situazione che la sera ovviamente peggiora tra la comunque poca luce, gli angoli scuri, le siepi (al deposito biciclette) e soprattutto la mancanza di visibilità di forze dell’ordine di qualsiasi tipo.Si parte/arriva in una stazione in cui tutto è chiuso, sbarrato, in balia di chiunque «prenda possesso» degli spazi (panchine, entrate, balaustre)tra umanità disperata di ogni razza, questuanti, gestori di affari illeciti etc, non un bar, una sala d’aspetto, un luogo dove sentirsi sicuri e «abbassare per un attimo la guardia». Ora a fronte di questo come pretendere che i turisti vengano in città usando i mezzi pubblici? Che figura ci fa’ la città di Brescia? Il problema va affrontato e risolto in modo radicale e definitivo riprendiamo gli spazi, ridiamo sicurezza, ricreiamo anche da noi il «piccolo mondo antico» che a poche decine di chilometri esiste! Ovviamente questo non è né facile né immediato dopo decenni di degrado ma, se ci riescono gli altri... Lettera firmata

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