L’efficacia dell’attività anti-corruzione

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È stato rinviato alla fine di gennaio 2015 il processo agli altri soggetti coinvolti nella vicenda che aveva già portato in carcere un funzionario del Comune di Brescia nell’ambito dell’indagine «Semaforo rosso». Poco male, a breve comunque andrà a processo una storia di concussione e di corruzione dalla quale la politica aveva preso subito e troppo facilmente le distanze. Eravamo nella precedente consiliatura a guida Paroli e gli amministratori toccati dalla vicenda erano stati precedentemente l’assessore Orto e, successivamente, il vicesindaco Rolfi. Entrambi, avendo lavorato a stretto contatto con il funzionario di cui parliamo, avevano subito preso le distanze dallo stesso, sostenendo che la politica era lontana dalla gestione degli appalti e degli incarichi che avevano innescato gli episodi di corrutela e un tentativo di caporalato ai danni di altri soggetti incaricati dall’amministrazione comunale di svolgere alcuni lavori di varia natura. Tali fatti avevano portato appunto all’arresto del funzionario comunale che aveva successivamente patteggiato una pena, rassegnando infine le dimissioni anche a seguito della procedura disciplinare avviata dall’Amministrazione comunale, e pertanto non è più nemmeno dipendente del Comune. Tutta questa vicenda che torna di attualità con il processo dei prossimi giorni, al di là delle vicende processualmente rilevate, ha oggettivamente gettato un’ombra sulle capacità di controllo delle procedure amministrative, sia da parte della politica che appunto ha frettolosamente allontanato da sè qualsiasi sospetto e responsabilità auto-assolvendosi e scaricando tutto sulla macchina amministrativa, sia appunto dalla macchina amministrativa che dubitiamo sia stata capace ad oggi di verificare che cosa abbia impedito allora di bloccare sul nascere una vicenda così pesante. Vale la pena infatti ricordare che la denuncia della situazione patologica era venuta dall’esterno e cioè da persona vessata dallo stesso funzionario comunale nel tentativo di instaurare un sistema di caporalato legato alla discrezionalità degli appalti ed alle persone da coinvolgere nei lavori. Quindi quella vicenda non era venuta in luce grazie ad un sistema di controlli interno ma, appunto, grazie (davvero grazie) a segnalazioni esterne, viste anche, mi pare, con un certo fastidio (dalla politica e non solo). Sappiamo bene che la nuova amministrazione ha avviato la redazione di piani per il contrasto ai fenomeni di corruzione e la promozione della legalità. Quello che non sappiamo è se questi precisi accadimenti siano stati oggetto di verifica da parte dell’amministrazione stessa, per capire davvero che cosa non aveva funzionato allora, appunto. Brescia non è Roma per carità, ma nemmeno Roma era Roma prima che si scoprisse Roma. Luciano Pedrazzani Segretario Cgil Camera del Lavoro di Brescia

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