Il tempo regalato ad una mamma è solo restituito

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nIeri mia madre mi telefona chiedendomi se posso accompagnarla per una commissione del tipo: «mi accompagni là, aspetti in macchina e mi riporti a casa». La prima risposta che mi sovviene è: «Come faccio? Lo sai che non ho tempo, sono preso dal lavoro e tutto il resto!».
Fortunatamente però, e qui devo ringraziare il barlume di assennatezza sopraggiuntomi in quel momento, prima che l'infausto messaggio dalla mia mente giungesse incautamente alle corde vocali e da queste potesse fuoriuscire, sconsideratamente, dalla bocca, replicai appena in tempo con tono semispazientito: «Va bene ma spero non ci vorrà molto!».
Ricordo lo sguardo di lei che mi guarda con aria sollevata; altrimenti non avrebbe fatto in tempo a sbrigare la sua commissione urgente. Mentre guido non riesco a non pensare a tutte le faccende che devo sbrigare io e, nell'aspettare impaziente, a quelle che aspettano me. Per non parlare del pensiero che mi assilla, guadagnando la strada del ritorno, considerando quelle che avrò eventualmente perso e dovrò pertanto recuperare. Nel mentre ecco arrivare nuovamente quel barlume, stavolta per immettere nei miei ragionamenti di uomo indaffarato una serie di sketch in cui mia madre trovava sempre il tempo per occuparsi di me e dei miei fratelli, ovviamente senza guardare il tempo che impiegava e tanto meno l'orologio, ascoltando e soddisfacendo le nostre richieste e dedicandoci tutto il suo tempo, anzi, diciamo pure buona parte della sua intera vita.
Il barlume diventa scintillio e mi rammenta di quando ho dovuto aspettare il mio migliore amico per un ora fuori dal portone, al freddo, per andare insieme a fare un giro in bicicletta e delle due ore passate dal barbiere finché è arrivato il mio turno e diventa abbagliante infierendo con il giorno in cui ho aspettato tre ore per poter salire su quella bella e…super prenotata attrazione in quel grande parco divertimenti e altre quattro in fila sul marciapiede per entrare nel bel negozio di capi firmati, all'inizio dei saldi.
Non ha benevolenza nei miei confronti, mi ricorda delle sei ore in automobile, incolonnato per arrivare alla destinazione vacanziera e di quella volta che ho atteso fin dalle prime luci dell'alba l'inizio del concerto del mio cantante preferito, cominciato in tarda serata.
Il colpo di grazia giunge quando penso che in tutte le occasioni non ho mai brontolato come sto facendo oggi ed arriva così anche il momento che detesto il mio comportamento.
Tornato alle impellenti e «vitali» mansioni mi scappa una sbirciata all'orologio ed il responso è sbalorditivo oltre che indiscutibile, in tutto ci avremo messo si e no tre quarti d'ora. Come se il tempo, grande signore ed inguaribile nostalgico, avesse rallentato il suo vivace e prestabilito passo a favore di un paziente incedere. Credo che, all'occorrenza, egli conceda le sue belle eccezioni alle persone speciali e si sa che non c'è persona più speciale di una madre. Tanto che ho capito che il tempo a lei dedicato non soltanto è una piccola restituzione delle innumerevoli attenzioni ricevute ma specialmente è una grande ed imperdibile occasione per trascorrerci del tempo insieme, che non è mai troppo ne perso.
Adesso non so quando potrò riaccompagnarla per questa o quella incombenza ma è certo che, arrivato il momento, per niente al mondo mi presenterò da solo. Insieme ci saranno un grande sorriso ed un sincero: «Mamma sono qua per te, dove vuoi andare oggi?».
Giuseppe Agazzi
Rovato

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