Il nuovo presidio ospedaliero e i servizi tagliati

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In questi giorni si fa un gran parlare della consolante notizia secondo cui l’ospedale di Leno sarà riconvertito e diventerà «Presidio Ospedaliero Territoriale» (solo due nella nostra provincia), cioè un centro multiservizio di riabilitazione, salute mentale, gestione della cronicità di lungodegenza, con ambulatori specialistici. L’assessore regionale Parolini, giustamente, se ne è fatto un vanto, quale frutto del suo impegno, che prevede uno stanziamento di sei milioni di euro, metà per la messa in sicurezza e il resto per il previsto allargamento. Fin qui tutto bene, finalmente una buona notizia si dirà, anche e soprattutto per noi anziani e in generale per quel 30% dei pazienti classificati come cronici, ma purtroppo le stridenti contraddizioni non mancano, in quanto contemporaneamente agli stanziamenti milionari per l’immediato futuro, si stanno togliendo ora, proprio a Leno, dei servizi essenziali, per non dire indispensabili, allo scopo di ridurre le spese sanitarie. Denuncio quindi questo fatto grave, anche su invito dei molti utenti del Sevizio di Terapia inalatoria ed aerosolterapia dell’Ospedale di Leno, sospeso dallo scorso mese di settembre, da quando il CUP ha iniziato a non raccogliere ed accettare più le prenotazioni e quindi a non fissare più appuntamenti per le cure. Con la mia impegnativa in mano, mi sono trovato completamente spiazzato di fronte all’inatteso rifiuto della mia richiesta da parte dell’addetta alle prenotazioni, anche se il mio medico curante mi aveva già in parte avvertito, anticipandomi che probabilmente presso il presidio di Leno non era più in funzione quell’essenziale servizio. Allo sportello poi, la definitiva delusione e la conferma che avrei dovuto recarmi in altre strutture private della provincia o nelle province vicine. Naturalmente non sono l’unico a lamentarmi ma sono forse il solo che ha il coraggio di esternare indignazione, fra quanti erano e sono tuttora i fruitori di queste efficaci cure sanitarie in tutta la Bassa bresciana, perché ad essere penalizzati ci sono soprattutto i soliti anziani con complicazioni respiratorie, patologie importanti o croniche, oltre ai bambini che abbisognano di periodiche inalazioni. Il panorama completo delle terapie fornite fino allo scorso anno comprendevano, a quanto so, l’Inalazione caldo-umida, Humages gassose, Irrigazioni nasali, Aerosol dedicati e Lavaggi profondi con doccia micronizzata. Vasta era dunque la possibilità di sottoporsi a quelle applicazioni prescritte dai medici curanti, a seconda dei disturbi prevalenti del paziente. Questa sospensione di servizi sanitari, per non dire soppressione definitiva, è avvenuta alla chetichella, nel silenzio totale da parte della direzione dell’Azienda Ospedaliera, ignorando quindi o snobbando addirittura i bisogni della popolazione dell’ampio bacino d’utenza. Forse da parte dei più si sottovaluta il caso, ma si deve considerare che è interessato un numero di circa 200mila abitanti della Bassa. Ma i nostri rappresentanti istituzionali locali, in particolar modo i sindaci di tutta la zona, non sono stati debitamente informati, tanto più che sono proprio loro i responsabili della salute dei cittadini? Erano all’oscuro di tutto oppure, per la logica del «va tutto bene, madama la marchesa» hanno ignorato il problema per non dover opporsi alle potenti lobby sanitarie? Ancora una volta come al solito sono gli anziani a rimetterci, sia con i tagli all’assistenza per la spending-review che con l’indifferenza delle Giunte locali di fronte ai bisogni vitali dei cittadini non più giovani. Nessuna voce si è levata in difesa del mantenimento di tante cure necessarie, né da parte di associazioni sociali né dai sindacati, stranamente silenziosi ed acquiescenti, e quindi non resta che pensare che la terza età sia considerata ancora una volta inutile, da sopportare, da sottovalutare e perfino da discriminare, per la scontata serie de «il vecchietto dove lo metto»? Luigi Andoni Manerbio

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