Il giovane poeta oltre il pessimismo e le amare illusioni

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Sfiorano le dita vecchi libri imprigionati e il sapere prosegue fra letture rigorose e ricerche sicure, nascoste nel grembo di un’immensa biblioteca. Immerso in un mondo dagli angoli austeri, uno spirito giovane e febbrile palpita a ogni soffio di vento, eludendo alla stretta sorveglianza di un padre di non facile dominio. Ma ogni giorno, fra le erbe e le nuvole, passa un moto perpetuo che la «graziosa luna» raccoglie in un fascio di luce. Parla il poeta nascente, o forse nato tale, a ogni creatura, alla donzelletta, a Silvia, al passero solitario o all’astro notturno e si allontanano le pareti del paese natio quando la voglia di fuga, dietro la siepe dell’«ermo colle» evidenzia traiettorie di libertà dove non teme più il cuore di naufragare in quei «sovrumani silenzi». Il desio cresce pari alla curiosità di una gioventù che brucia nelle vene inchiostro di sofferenza e sprofonda in quel «tedio che assale» e coinvolge ogni pensiero. Ma se «è funesto a chi nasce il dì natale», la felicità viene colta nell’attesa del piacere quando superato il pessimismo cosmico la mente approda alla dolcezza del quotidiano. Ora il fervore dell’eterna fanciullezza nutre l’immaginazione di linfa nuova e non appare più matrigna la natura quando le immagini si riempiono di «foglie di rose e di alloro», di «augelli» e di «selve odorate» e «torna azzurro il sereno». L’amaro destino della condizione umana muta, a un tratto, in una fratellanza universale e sfocia al rifiuto del male che inaridisce le radici sociali. Cresce forte e solare la «lenta ginestra» sulle sponde del vulcano in fuoco, e non soccombe alle amare illusioni né alle lusinghe di quel «secolo superbo e sciocco» il giovane favoloso, dal nobile cuore, che grida la sua ribellione come un profeta nel deserto. Giulia Deon Lonato del Garda

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