Il canto di bimba che ridà fiducia nel nostro futuro

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È mattino ancor presto di questa domenica d’inizio inverno, brumosa, umida, una leggerissima sottile pioggia picchietta lieve, quasi un canto. La collina che dista pochissime centinaia di metri da casa mia, s’intravede appena poiché una fitta foschia la sovrasta. La finestra semiaperta della stanza in cui ho posizionato il computer con il quale sto scrivendo, lascia entrare i rumori, rari, che provengono dalla strada, filtrati dagli alberi quasi totalmente privi di fogliame, che circondano il condominio. Dalla strada, piacevolmente improvviso, mi giunge un allegro canto fanciullesco. Incuriosita, tendo l’orecchio e cerco di indovinare: bimbo o bimba? La voce dolce, nitida, tranquilla e ben intonata è quella di una bimba che, con la sua mamma attende l’arrivo del bus. L’attesa alla fermata dura una quindicina di minuti circa... la bimba, tranquillamente, continua la sua esibizione che non rivela un canto conosciuto di repertorio dell’infanzia ma, sempre più chiaramente, un suo personale percorso interiore suggerito da un intimo gioioso pensiero che - pacatamente e serenamente - continua ad esibire. Tento di captare le parole ma, nulla! Segue il suo percorso fantastico, noto soltanto a lei. Quasi fosse da sola, se non fosse che accanto, vi è la presenza rassicurante della mamma. Il suo canto mi porta immediatamente alla memoria il fascino d’una bellissima composizione di Schumann che titola «Scene infantili», in cui questo meraviglioso, quanto complesso delicatissimo mondo, viene magistralmente espresso in musica per pianoforte. L’ascolto del limpido canto, suscita a sua volta in me molteplici pensieri, ricordi della mia di infanzia vissuta nell’immediato dopoguerra, considerazioni rapportate all’attuale difficilissimo momento che il nostro Paese ed il mondo tutto, sta vivendo. Il primo pensiero: la bimba sta sicuramente vivendo felicemente la sua infanzia... il suo modo di esprimersi è tale se è vero che - il canto è la voce dell’anima -, come gli occhi sono lo specchio dell’anima. Non posso non pensare che sia totalmente estranea alla realtà che la circonda, ne avrà sentito un poco parlare, fatta di molte brutture, imbrogli... Non aggiungo altro poiché desidero che, i miei pensieri in tal senso, non offuschino la «serena fiducia nella vita» che il canto della bimba, pur inconsciamente, trasmette nonostante tutto. I genitori di lei, penso, la sanno proteggere con «amorevole impegno». Volutamente «evidenzio» amorevole impegno poiché, sappiamo, molti bimbi non possono vivere in un’atmosfera famigliare serena, attenta, rispettosa del loro stupore di bambini che si stanno aprendo alla vita. Con ciò, non intendo assolutamente addurre totalmente ai genitori la responsabilità; situazioni dolorose, difficoltà nel lavoro, ecc., spesso ne sono causa e ne rendono maggiormente difficoltoso il compito di educatori. La seconda riflessione mi riporta al ricordo dell’infanzia lontana, vissuta nel dopoguerra con tutto quanto per la maggior parte di coloro che son della mia generazione, ha comportato. Tuttavia, nonostante il difficilissimo clima che anche al tempo si respirava, si viveva nella dura quotidianità, non venne mai a mancare la fiducia di una rinascita del nostro Paese, l’Italia. I nostri genitori fortemente impegnati nel proprio ambito, poiché guidati da uomini politici di chiara onestà ed intenti, imprenditori lungimiranti per la ricostruzione del Paese, per un futuro migliore per i propri figli, son riusciti a superare quei difficilissimi momenti storici. Anch’io ho figlie e nipoti e, per quest’ultimi in particolare, desidero una vita degna di essere vissuta in un mondo di civile convivenza, di pace, con impegno e fiducia per la loro realizzazione personale. Non mi dilungo oltre poiché sul tema hanno scritto in molti ed in forma certamente più autorevole della mia. Desidero soltanto, ripeto - evidenziare - quanto il canto pacato e sereno, spontaneo quale voce dell’anima di una bimba a me sconosciuta, risulti «messaggio forte» di impegno generoso da parte di noi tutti, poiché coloro che ora son bambini, fra qualche anno possano dire che abbiamo lasciato loro una società più buona e più giusta. Carolina Bassi Brescia

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