I costi reali e i vantaggi della nuova piazza

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Chiedo cortesemente di poter replicare alla lettera della dottoressa Salvarani intitolata «Lo scempio inutile della nuova piazza». Non entro nel merito di tutti gli argomenti toccati, alcuni dei quali collegati e raffrontati in modo arbitrario, ma non intendo tuttavia tacere sulle inesattezze e le mistificazioni in essa contenute, a maggior ragione perché provengono da una iscritta all’Ordine dei giornalisti e quindi tenuta più di altri ad una rappresentazione veritiera della realtà. Il primo dato non corretto è il costo dell’opera che è di 2 milioni e 28mila euro comprensivo della progettazione, senza le finiture degli spazi comuni e al netto dei ribassi d’asta ottenuti con le due gare d’appalto. Il secondo elemento di inesattezza è la modalità di finanziamento: 850mila euro con fonte propria e un milione e 200mila euro con mutuo, (ribassato grazie agli sconti di gara) che potremmo evitare di contrarre se solo il Patto di Stabilità non ci vincolasse gli avanzi di amministrazione 2012 e 2013. Cosa quindi ben diversa dall’indebitamento generazionale paventato. Nonostante la visione apocalittica della prof. Salvarani, probabile retaggio dei suoi studi sul Medioevo, le finanze del Comune di Padenghe sono solide e lo saranno anche nei prossimi anni, perché le nostre spese correnti non sono finanziate da un solo euro degli oneri di urbanizzazione. Nel nostro mandato ci siamo imposti una sana gestione finanziaria: spendiamo solo se ce lo possiamo permettere e senza ipotecare il futuro o dover tenere aperto il rubinetto delle concessioni edilizie, anzi in cinque anni abbiamo tolto circa 30mila mc di edificabilità. Desidero ricordare che tutti gli interventi ed investimenti effettuati dal 2009, più di cento per svariate centinaia di migliaia di euro, sono stati finanziati senza ricorrere all’indebitamento, mi riferisco ad esempio a quasi tre km di passeggiata a lago, alla riqualificazione del cortile del Municipio, al parcheggio delle scuole, alla controstrada di S. Cassiano, alla viabilità, solo per citarne alcuni. La prof. Salvarani, che risiede a Padenghe e si picca di conoscere bene il paese, queste cose dovrebbe saperle, oppure documentarsi prima di lanciare i suoi strali. Il terzo elemento di mistificazione è che avremmo seguito un «percorso amministrativo e contabile sbalorditivo». Capisco che per qualcuno il semplice rispetto delle regole sia un’anomalia, ma noi abbiamo solo applicato la legge, anche se in effetti il percorso non è stato né breve né facile. Si è espletato un Concorso di Progettazione con oltre 20 professionisti e sono stati coinvolti sia le Commissioni comunali, che i cittadini. In realtà a chi è contrario per principio alla nuova Piazza, nessun percorso risultava gradito. Se la prof. Salvarani, ha ravvisato irregolarità si rivolga alle autorità competenti così ognuno assumerà le proprie responsabilità. Noi siamo assolutamente sereni. C’è un quarto aspetto che classificherei misterioso, la nuova Piazza D’Annunzio è definita «un cofano di cemento». Qui il dubbio si insinua: o la Salvarani non ha visto il progetto o nella sua furia purificatrice ha sbagliato paese. La realizzazione ha nel verde una componente fondamentale, non crea nuovi volumi commerciali o residenziali ma recupera spazi per la cultura, il sociale e le necessità del Comune. In contrasto con un noto politico, ora un po’ dimenticato, con la cultura si mangia eccome, e la dottoressa dovrebbe saperlo. La nuova sala civica fornirà l’opportunità di organizzare iniziative anche d’inverno, sarà complementare alla ricca stagione estiva che offriamo ad ospiti cittadini e turisti, circa 50 eventi in tre mesi con teatro, cinema, musica di genere colto e popolare, eventi che richiamano migliaia di persone. Le dicono niente nomi come Brian Auger e Scott Henderson? È vero, concediamo uno spazio anche alle storie di Gioppino del Maestro Onofrio, di famiglia burattinaia dal 1925, ed è un piacere vedere la gioia che suscita in bambini e adulti. Lunedì 1° aprile abbiamo adottato una variante al Pgt a consumo di suolo negativo, che tutela tutti gli ambiti territoriali, riduce gli indici edificatori, e punta sul recupero, altro che colate di cemento! Tornando a Piazza D’Annunzio su una cosa concordiamo con la prof. Salvarani: quella attuale «è un obbrobrio di rara tristezza», per questo, dopo venti anni in cui molti hanno criticato, ma nessuno ha fatto nulla di concreto, ci siamo presi la responsabilità di rimediare all’errore, dopo ampie riflessioni, soppesando tante ipotesi e stando ben attenti a preservare la salute di conti e patrimonio del Comune. Non ho invece capito quale sia la proposta, praticabile, alternativa all’«obbrobrio». Quanto alla citazione finale della sua lettera «... questa scelta (riferita alla nuova piazza) profondamente immorale di spreco e disprezzo dei bisogni autentici dei cittadini più deboli e più giovani» mi prendo volentieri la responsabilità di giudicarla offensiva nei toni e nei contenuti. Faccio il sindaco dopo aver fatto per un mandato l’assessore ai Servizi Sociali e dal 2009 ho mantenuto la delega sia a Padenghe, che nell’Unione dei Comuni della Valtenesi. So bene quali siano i problemi delle famiglie in difficoltà, le esigenze degli anziani e dei giovani e credo di aver dimostrato concretamente al riguardo la massima attenzione. Nessuna delle opere da noi proposte o realizzate, non solo la piazza, ha sottratto risorse al sostegno delle persone, né io, né la mia maggioranza lo avremmo mai permesso. Non discuto la sua competenza storica, ma penso di sapere meglio di lei come si redige un bilancio equo, onesto, sano e che tutela i deboli. Le basti pensare che abbiamo accertato quasi quattro milioni di evasione Ici sui terreni edificabili recuperandone due alle casse del Comune e qualche centinaio di migliaia di euro dai furbi che godevano, non avendone diritto, dei benefici della prima casa. Questi soldi sono stati impiegati negli investimenti, per contenere o ridurre le tasse (a Padenghe sono esenti dall’Irpef i redditi fino a 18mila euro) e per aiutare chi doveva pagare aumenti di tasse decisi dallo Stato centrale (Tares). La morale, da non confondere con il moralismo di cui sono pieni i bar e le piazze, è merce rara, per questo va usata con parsimonia, ma soprattutto, per farla agli altri bisogna avere le carte in regola ed esserne degni. Patrizia Avanzini Sindaco di Padenghe sul Garda

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