Disoccupazione: ci diciamo troppe bugie

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Dpo avere letto e sentito dai media gli ultimi dati riguardo la disoccupazione (12,6% in generale, e soprattutto quella giovanile al 44,2 %) avrei piacere di condividere con lei ed i lettori una riflessione al riguardo. La preoccupazione della classe dirigente riguardo questo grave problema, la ritengo ovvia, considero da parte loro, tardiva e parecchio sgradevole la solita prassi volta a scaricare su altri responsabilità proprie, magari attuata da personaggi che prima puntano il ditino (tipo Marchionne), poi con grande «senso dello Stato», per risolvere i loro problemi fiscali, (e certamente non per contribuire ad alleviare la disoccupazione), emigrano in Olanda e negli USA! Penso sia tempo che ognuno di noi ai vari livelli faccia uno sforzo per individuare seriamente queste responsabilità. Il presidente di Confindustria Squinzi afferma che bisogna agire in fretta, lo condivido, ma lo si dovrebbe fare con provvedimenti veri ed onesti, volti a facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro ai giovani, non ad ostacolarlo! Il problema non lo si risolve certamente con la favola dall’art.18 che frena le assunzioni e disincentiva gli investitori! Le ragioni per cui non si investe in Italia sono la burocrazia lenta e che non funziona, la corruzione esagerata, l’assenza dello Stato in molte regioni, dove proliferano ed impongono le loro leggi le organizzazioni malavitose, la competitività, visto che molti imprenditori non hanno reinvestito parte del profitto in ricerca, ma hanno preferito esportarlo all’estero, con la conseguenza che non siamo più in grado di fare prodotti di qualità. E riguardo la quantità è evidente che non possiamo competere con la Cina! Ricordiamoci anche della famigerata legge Fornero, (che oltretutto aveva già ampiamente mutilato l’art. 18) e la scelta di allungare ulteriormente l’età pensionabile, che oltre a rallentare il fisiologico ricambio generazionale, non mi risulta abbia creato nuovi posti di lavoro! Sempre dal punto di vista occupazionale, altra soluzione moralmente discutibile, penalizzante per i giovani, e non in sintonia con i buoni propositi, è la frequente richiesta dirigenziale rivolta a dei lavoratori anziani che hanno maturato i requisiti dell’età pensionabile di rimanere in azienda oltre i contributi maturati! Sono consapevole che ci sono alcuni casi di lavoratori che hanno purtroppo particolari necessità famigliari, e questi ovviamente meritano la comprensione di tutti, ma l’azienda composta da dirigenti seri, programma il proprio futuro, pianificando il ricambio generazionale, e non arriva tardivamente a chiedere il famoso «piacerino» di rimanere fingendo di non poter rinunciare all’esperienza del dimissionario, ma affiancano per tempo un giovane al lavoratore esperto! Proviamo a chiederci perché non lo fanno! La prassi consolidata di chiedere di rimanere oltre il dovuto in momenti di crisi occupazionale pazzesca credo sia vergognosa per coloro che la richiedono ed altrettanto vergognosa per coloro che acconsentono ... magari per permettersi il superfluo, precludendo la possibilità a dei giovani di accedere al diritto di uno stipendio indispensabile. Contro l’occupazione, ed incoerente, è l’atteggiamento di taluni genitori che rivolgono accuse alle istituzioni perché i loro figli non trovano lavoro, salvo poi che sono loro stessi (gia in età pensionabile, magari contestatori della Fornero, dei sindacati ecc…), tra quelli che egoisticamente occupano ancora il posto che spetterebbe per diritto ai figli! Questo comportamento fa parte purtroppo di quell’egoismo che anima ed alimenta un altro nemico della sana occupazione, la piaga del lavoro nero. Costoro (datori e lavoratori), oltre a rubare allo Stato (e dunque a noi cittadini) perpetrano una concorrenza sleale nei confronti dell’imprenditoria seria ed onesta, e saccheggiano posti di lavoro a coloro che avrebbero estrema necessità per organizzarsi un minimo di futuro meno incerto di quello attuale che si prospetta loro. Riguardo i poteri forti che frenano le riforme, vorrei rassicurare il premier Renzi, che i cassintegrati, i precari, i disoccupati, normalmente non frequentano le stanze del potere, lui che le frequenta si guardi piu attentamente in giro e vedrà che sono frequentate da banchieri-manager, finanzieri ecc…, dunque si rivolga a loro! (o a se stesso). Per finire mi auguro anche di non ri-sentire la storiella del costo del lavoro, ricordo che un lavoratore tedesco percepisce quasi il doppio di un lavoratore italiano, e che il costo della vita in Germania non è affatto il doppio che in Italia. Va bene che «ce lo dice l’Europa», ma non siamo nati sotto il cavolo… basta bugie! Fausto Bondioli Ospitaletto

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