Dentro la Festa: il Mondo di qua e il Mondo di là

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Dietro la fermata di Buffalora c’è stata la festa di Radio Onda d’Urto. L’accesso al suq suburbano fiancheggiando il deposito della metro. Sette euro per il biglietto con il gatto incazzato su sfondo lunare come logo. L’area di Via Magnolini in queste due settimane diventa un caleidoscopio multirazziale, multiculturale e multiolfattivo. Profumi di spezie, di Kebab e salamina, d’incensi, di cuoio e di polvere inframmezzati da vampate di pattume. Una lunga teoria di tende e piccoli accampamenti con al centro il grande palco alla woodstock pronto a sparare migliaia di decibel. Poi visi: bianchi, neri, marroni, non gialli o per lo meno non ne ho visti. Facce stanche, allegre forse eccessive. E ancora dreads, creste, tatuaggi, piercing e capigliature variopinte. Un’umanità varia o forse tutta uguale di alternativi, no tav, neo comunisti, giovani anarchici e qualche nullafacente. Ci sono anche cani, tanti, talvolta smunti. Un gentile signore seduto con altri due ad un tavolino intratteneva, sotto un tendone, una decina di astanti accomodati su panche ordinatamente disposte. Parlava circa un suo scritto che poteva essere acquistato sul posto. Di fronte, a fianco di una bancarella di chincaglierie varie, un uomo e una donna si raccontavano di sbronze memorabili con sambuca e petrus. Lei con i capelli rasati e il viso incartapecorito, lui con lunghi boccoli corvini madidi di brillantina o forse di grasso di foca. I volti pinti, sulle magliette esposte, del Che, di Bob Marley e di Jim Morrison, campeggiavano ovunque. Un cumulo di usate scarpe da tennis pareva in vendita e così mi è venuto in mente Jannacci: el purtava i scarp del tennis, el parlava de per lù; ma eran altri tempi. In un box, con il lato visibile in vetro, un dj d’annata intervistava stagionati rockers. La festa è intergenerazionale: dai quattordici ai settant’anni: ragazzini imberbi e vecchi figli dei fiori ormai sfioriti. Un luogo al confine: al confine della città, del bene con il male, del giusto con l’ingiusto; ai confini con la libertà. Un’enclave, ai margini della rutilante società consumistica, forse di un nuovo Mondo o di un altro Mondo, non so. La voglia di diversità, di qualcosa di nuovo qui viene urlata quasi disperatamente; ma forse non è il modo. Due ragazzine con gli shorts e i Vibram slacciati mostravano tutta la loro prorompente femminilità mentre incrociavano una coetanea, androgina, con la cresta di dreads colorati, la maglia troppo ampia e i jeans con il cavallo alle ginocchia. Bancarelle d’abiti, di ciondoli e monili, di strumenti da fumo, musicassette, oggetti etnici e borse tarocche. Mescite di birra, Kebabbari, ristoranti cingalesi, esotici e d’oltre oceano. C’è anche il vegetariano ovviamente. Un signore seduto sotto il tendone no-meat imbracciava un cane mignon e, da notizie raccolte in loco, pare che anche l’animaletto si sia convertito al vegetarianesimo; prendetelo con il beneficio d’inventario perché potrebbe essere leggenda metropolitana. Due ragazzi rocchettavano un po’ sgraziati sul grande palco. Siamo usciti e tornati nel Mondo di qua. Stefano Pazzaglia Paderno FC

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