Da tre anni disoccupato e «fantasma»

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Sono un vostro affezionato lettore e, in occasione del mio terzo anniversario di disoccupazione, le chiedo gentilmente, se possibile, di veder pubblicate queste mie righe, come regalo. Tre anni or sono, causa crisi sono rimasto senza lavoro, mi sono scervellato a reinserirmi nel mondo del lavoro con qualsiasi mansione pur di lavorare, ma, attorno a me il nulla... come se fossi un fantasma. Un uomo di 46 (quasi 47) anni con un bagaglio di conoscenza ed esperienza ventennale nel settore edile, (sono geometra), che non serve a nulla. Le risposte più frequenti «mi spiace è fuori età» oppure «caspita il suo curriculum è importante, ma troppo qualificato» o ancora «perfetto le faremo sapere a giorni» e i giorni passano, i mesi passano... e sono arrivato a 36 mesi. Mi chiedo cosa voglia dire «troppo qualificato», paradossalmente al costo di uno non qualificato l’azienda si trova una persona formata e preparata, francamente vedo solo vantaggi. Ma quel che più mi ha stupito è stata la risposta avuta dal Centro per l’impiego, a fronte di una mia richiesta per candidarmi ad una posizione lavorativa: «mi spiace ma lei è troppo tempo che è disoccupato» ... ma qualcuno mi spiega? Ed in ultima battuta, operando già nel mondo del volontariato come soccorritore nella Croce Bianca, mi sono detto, «prova a valutare di fare volontariato presso organizzazioni che operano in Africa od altri posti dove servono braccia forti o conoscenze tecniche»... la risposta? «Caro Alberto le comunichiamo che l’età massima per poter far volontariato è di 30 anni». Quindi riassumendo ho 46 anni quindi fuori età sia per lavorare sia per fare il volontario, curriculum troppo qualificato e da troppo tempo disoccupato. E quindi? Che cosa devo fare? Son dovuto tornare a fare il «bamboccione» perché senza stipendio è difficile mantenersi, ho eliminato tutto quanto prima era nelle normalità di tutte le persone comuni, un minimo di svago, un hobby; sì perché anche questi costano. Le confesso che spesso mi sento inutile ed inadeguato, e nonostante questo continuo a cercare invano un impiego. Nel frattempo si legge sul giornale di imprenditori (l’ultimo amico di famiglia) che si tolgono la vita perché oppressi da debiti e preoccupazioni, mentre i nostri politici, che manco sanno che vuoi dire non avere un euro in tasca, si preoccupano di assegnare case a profughi, ad integrarli mentre demoliscono le strutture in cui sono ospitati. Ma sa che io sto facendo salti mortali per non venir meno al dovere di cittadino pagando tutto quel che mi spetta perché possessore di una casa? Ma non mi è mai venuto in mente di demolire o bruciare il Centro per l’impiego o le agenzie per la selezione del personale per le risposte negative ricevute. Non capisco questo comportamento dei nostri politici, abbiamo una quantità smisurata di disoccupati in Italia e si preoccupano di integrare gente che risulta essere prepotente ed arrogante in un Paese che non è il loro, ignorando le leggi in vigore. Ma a questo punto mi domando, se dovessi espatriare, distruggere documenti, mescolarmi a questi clandestini, otterrei quel che ottengono loro? Non mi so dare più risposte a questa situazione che mi causa angosce e mi toglie energia. Forse quel che mi resta da fare è raccogliere la mia dignità e da persona civile decidere di emigrare in un Paese diverso dal nostro, dove si è ancora considerati per poter ripartire da zero e dimenticar di essere italiano. Un vecchio geometra fantasma inutile. Alberto Rossi Brescia

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