Claudio Baglioni grazie per tutto quel che ha fatto

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Avendo letto quanto scritto da Claudio Baglioni e pubblicato sul Giornale di Brescia in merito all’apertura al pubblico del suo cantiere itinerante facente tappa al PalaGeorge di Montichiari il 18 aprile, esprimo la mia riconoscenza per quanto da lui costruito finora, in particolar modo per aver deciso, riprendendo i lavori, di riaprire la porta che aveva chiuso... Mentre scrivo, le cuffie rimandano le ultime fatiche di un certo cantautore romano, diventato famoso grazie alla «canzone del secolo». Quando QPGA venne pubblicata, non ero nemmeno nata; nel 1985 il concerto finale del tour «La vita è adesso», in tv: il cuore perse un battito e la musica di quel cantautore mi rimase nei quattro angoli del cuore... Tornando al presente, so che il prossimo 18 aprile mi divertirò, che tornerò a casa carica (però con voi che botta è stata di energia), probabilmente senza voce ma felice! Dopo quasi 5 anni - dal settembre 2009, in quel di Piazza Loggia - avevo proprio bisogno di un incontro «dei nostri» che mi permettesse di tirare tardi per non fermare un’allegria, di stare su questa scena di passaggio insieme a colui che con il suo lavoro ha contribuito a «ri-costruire» più volte le mie giornate negli ultimi 29 anni. «Voce di papà» è stata la sua, per tanto tempo; adesso è quella di un compagno di viaggio e si è in grado di spartire il fuoco senza nessuna gelosia... E noi due là, in quel di Montichiari, continueremo ad essere due sconosciuti (non c’è stato un patto una promessa mai nessun accordo), presenti nello stesso luogo per qualche ora, a condividere attimi che porteremo nelle nostre quotidianità e che rimarranno importanti, per entrambi, ma per ragioni differenti. Ringrazio l’architetto Baglioni per aver continuato a vendere ciò che ha trovato per le strade della sua creatività (favole cose tenere / ma non so far altro e non ho altro da vendere). Anche nella mia tesi di laurea («L'erede del beato»: l'altro capolavoro di Angelo Fiore) ho voluto citarlo, in apertura, visto che le sue parole erano «giuste» per l’argomento trattato: «la fantasia è dove non c'è / l'ipocrisia della realtà / e quel che dai di te / mai niente te lo porterà più via / la poesia è come un’idea / non cerca verità la crea / e se non credi sempre in me / fa' che io creda sempre in te». Serena Miano Concesio

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