Automobilisti, rispettate l’utente debole

AA
Invio alcune considerazioni a margine dell’ormai conclusa «settimana della mobilità», nella mia veste di ciclista cittadina, lanciando anche un appello a tutti gli automobilisti. Premetto innanzitutto che non possiedo una autovettura: per i miei spostamenti urbani utilizzo in massima parte la bicicletta, oppure, in caso di avversità meteo, i piedi, i bus o la metro (che, per fortuna, permette anche il passaggio in bici!). In famiglia c’è una sola macchina, utilizzata nei trasferimenti extraurbani o per le spese particolarmente impegnative (ad esempio centri commerciali o grosse rivendite di mobili: non è comodo legare al portapacchi della bici una scatola piatta di cartone contenente mobili da autocostruzione, soprattutto perché darei intralcio alla circolazione veicolare). Rientrata da una piccola vacanza in una ridente cittadina ligure, ho affrontato di nuovo il traffico bresciano e con mia spiacevole sorpresa mi sono dovuta ricordare che qui in città, a differenza di altre località, gli automobilisti preferiscono non sapere che il codice della strada prevede che si debbano fermare alle strisce pedonali per far passare i pedoni e anche i ciclisti e si indignano anche se per caso provi a passare, magari mentre loro sono impegnati in conversazioni telefoniche senza auricolare: che spaventi facciamo prendere a questi poveri automobilisti, noi pedoni e ciclisti! Faccio presente poi che qualche giorno fa volevo attraversare a piedi sulle strisce pedonali dove era posteggiata una macchina con autista al telefono e il suddetto autista mi ha anche aggredita verbalmente quando gli ho sommessamente ricordato che sulle strisce è vietato posteggiare, dicendo che tanto io ero riuscita a passare lo stesso e quindi perché non lo lasciavo stare? Adesso mi chiedo: ma cosa pensano gli automobilisti quando vedono un «utente debole» della strada? Anzi, probabilmente non lo vedono proprio: noi «deboli» non abbiamo corazzature metalliche che ci proteggono dagli urti, non premiamo semplicemente un pedale per accelerare o frenare, dobbiamo avvalerci solamente della nostra pellaccia e delle gambe per muoverci. Se ogni automobilista capisse che siamo veramente deboli, senza armatura a proteggerci, che facciamo davvero fatica a muoverci, che utilizziamo energia «animale» che costa allenamento, tempo e fatica e non abbiamo una propulsione a motore, magari potrebbe iniziare a modificare il suo comportamento, vedendoci non più come nemici che invadono il suo territorio! Ogni automobilista dovrebbe provare almeno una volta ad affrontare un percorso cittadino in una mattinata lavorativa, quando tutti corrono per arrivare in orario e non in occasione di eventi particolari quando c’è poco traffico. Capirebbe così che il rispetto reciproco è fondamentale e magari imparerebbe che una bicicletta in più sulla strada significa un posto in meno in coda al semaforo e un posto in più al parcheggio e sarebbe riconoscente ai ciclisti che, nonostante tutti i pericoli, preferiscono continuare a pedalare anziché girare una chiave e immettere venefici gas di scarico ad altezza passeggino! Colgo l’occasione anche per chiedere scusa a tutti i pedoni dei quali spesso mi trovo a occupare i marciapiedi, ma purtroppo devo scegliere se rischiare la pelle in strada o dare fastidio a loro! Infatti e per fortuna, gli incidenti bici-pedone sono molto più rari e con conseguenze normalmente meno gravi degli scontri bici-macchina. Spero che con questa mia qualche automobilista sia invogliato ad essere un po’ meno distratto e un po’ più comprensivo nei confronti di pedoni e ciclisti e, magari, impari a premere il freno quando vede qualcuno che deve attraversare la strada! Lucia Falappi Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia