A difesa del rally in Valvestino

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Ho letto con sorpresa la lettera del signor Polastri in merito alla chiusura di una strada in Valvestino per la disputa di due prove speciali del rally Mille Miglia. Posto che al giorno d’oggi sembra che nulla possa più essere fatto senza sollevare lamentele in classico stile «nimby» (Not In My Back Yard, acronimo inglese per dire «non davanti casa mia»), mi domando cosa abbia così gravemente turbato il signor Polastri. Ero presente alla partenza della prova speciale, e ovviamente sono un appassionato. Non ho potuto comunque non notare l’insolito spiegamento di forze presente, con agenti della Forestale, della Polizia Provinciale, ufficiali di gara, vigili urbani, eccetera. Il comportamento di tutti era assolutamente civile e erano presenti molti bambini ed appassionati degli sport motoristici. Le prove speciali sono organizzate in strade di montagna poco trafficate per evitare ovvi maggiori disagi. Non sono più - personalmente aggiungo un «purtroppo» - i tempi della Mille Miglia degli anni ’80, e nemmeno quelli della MM storica, con passaggi in velocità in mezzo a centri abitati. Uno spettacolo che fece della MM la gara più famosa del mondo, che genera ancora oggi un eccezionale ritorno di immagine e attira enorme attenzione nel mondo anche nella sua rievocazione storica tipo passeggiata. Ma tutto questo al signor Polastri non importa, ovviamente. La sicurezza sopra tutto, e diciamo che va bene così. Ma che vengano addirittura tirati in ballo dal signor Polastri presunti comportamenti «illeciti» delle auto da rally nel fare un paio di zig-zag a qualche centinaio di metri dalla partenza per scaldare le gomme, o qualche accelerata con relativi segni neri sull’asfalto, suona veramente ridicolo. Ma andiamo con ordine: la chiusura temporanea del tratto di strada sarebbe necessaria anche per una corsa in bici, e (purtroppo) accade di continuo ogni fine settimana, in questa stagione. A me le corse ciclistiche non piacciono, ma mai mi sognerei di protestare, anzi combatterei per la libertà degli appassionati di organizzarle, se mai venissero proibite. Ecco, magari non bloccando per tutta una domenica una città intera come Brescia, come accaduto recentemente, se possibile. Per il rumore e odore degli scarichi delle auto da rally, si tratta di due o tre giorni su 365, in un territorio dove abitano pochissime persone. Essendo impossibili altre soluzioni su statali o provinciali, per il signor Polastri i rally vanno del tutto aboliti, pare. Ebbene, sappia che ci sono migliaia e migliaia di appassionati che adorano questo sport e che democraticamente faranno sentire sempre il loro supporto agli organizzatori e ai concorrenti che ne animano lo spettacolo, Polastri si dia pace e in «quei» giorni, se proprio soffre tanto, se non riesce a cogliere la poesia di un «bam» di ritorno nello scarico di una WRC 1600 Turbo, rimanga in riva al lago su una panca a meditare e nutrire cigni ed anatre, in silenzio, aspettando pazientemente la fine. Del rally, intendo. Luca Salvi

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