Garda

Se per imparare l'inglese serve il... giapponese

Metodo giapponese per insegnare ai bambini italiani la lingua inglese. Curiosa triangolazione quella introdotta alla scuola elementare «Comboni»
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Un metodo giapponese per insegnare ai bambini italiani la lingua inglese. Curiosa triangolazione quella introdotta alla scuola elementare «Comboni» di Limone, che, prima nel Bresciano, adotta il metodo di insegnamento dell’inglese per bambini tra 4 e 11 anni già sperimentato con successo dal network delle scuole giapponesi «Pacific language school», dirette e coordinate dalla professoressa Matsumi Ormandy.

«Il progetto - spiega l’assessore alla Pubblica istruzione di Limone Tiziana Gesmundo - ha preso avvio due anni fa, quando una delegazione giapponese ha visitato la nostra scuola primaria. Poi, nel maggio dello scorso anno abbiamo formalizzato la collaborazione». Che si concretizzerà in tre fasi.

La prima ha visto le docenti della primaria di Limone Alice Franchini e Christine Leysen avviare un fitto scambio di esperienze e materiali per analizzare i punti di forza e debolezza del metodo; dal Giappone sono arrivati libri e video che le docenti italiane hanno analizzato durante l’estate. Ora ha preso avvio la seconda fase: la sperimentazione e calibratura del metodo sulle classi della scuola primaria di Limone. La terza fase consisterà nella visita, in gennaio, ad alcune realtà scolastiche giapponesi, a Tokyo e nel distretto di Nagano, da parte di una delegazione limonese, formata dalle insegnanti, dal dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Gargnano Marialuisa Orlandi e dal dirigente dell’Ufficio Scolastico territoriale Mario Maviglia, che nei giorni scorsi è giunto a Limone per incontrare la professoressa Ormandy.

Il metodo adottato da tempo e con ottimi risultati in Giappone prevede, per superare le difficoltà legate a due alfabeti differenti, un insegnamento basato fondamentalmente sulla lingua parlata e sul gioco. «Nell’insegnamento delle lingue - ha commentato Maviglia - siamo indietro rispetto ad altri Paesi europei. Dobbiamo recuperare. Sarà molto utile questo approccio sperimentale ad un nuovo metodo».

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