Garda

Quel pedalò sul fondo del lago che porta a galla una tragedia

Il ritrovamento del pedalò a 110 metri di profondità riporta a galla la tragedia di 25 anni fa quando un 20enne annegò nel Garda
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Dal fondo del lago riemerge il triste ricordo di una tragedia di venticinque anni fa. Una vicenda dimenticata, ora riportata a galla dal robot subacqueo del Nucleo Sommozzatori dei Volontari del Garda, che lunedì hanno individuato a 110 metri di profondità il relitto di un pedalò che una notte d’estate dei primi anni Novanta colò a picco trascinandosi dietro la giovane vita di un turista tedesco di soli vent’anni.

Il ritrovamento è opera di Mauro Fusato, responsabile dei sommozzatori degli Angeli Azzurri. «Erano i primi anni Novanta - ricorda Fusato - e una notte d’estate tre ragazzi tedeschi prelevarono senza autorizzazione dalla spiaggia del campeggio Eden, a Portese, un pedalò. Una bravata che si trasformò in dramma. Quando furono al largo, il pedalò imbarcò acqua e affondò. I tre furono costretti a tornare a riva a nuoto. Erano a centro lago, nel golfo di Salò, e si diressero verso le luci di Barbarano. Purtroppo uno di loro annegò».

Fu lo stesso Fusato che allora, con l’ausilio della prima telecamera subacquea in dotazione ai Volontari del Garda, individuò il corpo del ragazzo, a 38 metri di profondità, 5 giorni dopo la sua scomparsa. 
Probabilmente quella tragica notte il pedalò non affondò completamente e il vento e le correnti del lago lo portarono lontano, fino a farlo arrivare nel punto in cui, casualmente, lunedì i Volontari hanno calato in acqua il Rov per alcune prove tecniche, ad un paio di chilometri dal porto di Portese. 

«Nessun dubbio - spiega Fusato - sul fatto che si tratti proprio di quel pedalò. Sulla scafo si legge ancora chiaramente la scritta "Camping Eden". È colato a picco 2 km più ad est rispetto a dove lo cercammo allora».
 

 

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