Economia

Thimus, studiare i segreti del cervello per vendere di più

A Denver (Usa) tutto esaurito all’evento organizzato dalla start up dei bresciani Ubiali e Bariselli
Alcuni addetti di Thimus all'opera nel meeting di Denver, in Colorado - © www.giornaledibrescia.it
Alcuni addetti di Thimus all'opera nel meeting di Denver, in Colorado - © www.giornaledibrescia.it
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È reduce dallo Slow Food Nations di Denver, tra i principali meeting mondiali dedicati alla cultura del cibo, dove - unica azienda italiana presente - ha illustrato una ricerca sul formaggio di malga Tombea, fiore all'occhiello della tradizione della Valvestino. Ma la presentazione di Thimus - così si chiama la start up fondata nell’agosto 2016 dai bresciani Mario Ubiali (imprenditore-filosofo già conosciuto per l’attività di Zincoservice) e Andrea Bariselli (neuroscienziato e psicologo) - non è stata una semplice «degustazione» per golosi e appassionati.

La ricerca, dal titolo «Can your brain taste the difference?», vale a dire «Può il tuo cervello percepire la differenza?», ha ottenuto il sold-out all’evento perché totalmente incentrata su ciò che le neuroscienze possono svelare sui nostri comportamenti, alimentari e non.

Collaborazione. Sì, perchè Thimus, che divide l’attività scientifica tra Brescia e Bolzano e collabora con diverse realtà di spicco nel campo dell’innovazione, dalla bresciana Polibrixia, spin off della Facoltà di Ingegneria di Brescia, all’Innovation Park di Bolzano sino al prestigioso Enviromental Institute dell’Università di Loyola Chicago, si occupa proprio di neuroscienze applicate e neuromarketing. Ossia, di studiare i meccanismi neuronali che influenzano la scelta del consumatore, ottimizzandoli poi in ambito commerciale ma anche in relazione all’efficienza produttiva, al design o alla moda.

Alla base, spiega Bariselli, c’è il monitoraggio dell’attivazione dei diversi parametri vitali, dal movimento degli occhi alla sudorazione dei polpastrelli al restringimento della pupilla, sino all’intramontabile elettroencefalogramma, utilizzato in chiave sensoriale invece che diagnostica. Se, in pratica, a Denver la bresciana Thimus ha dimostrato scientificamente che «siamo intrinsecamente portati non solo a riconoscere il prodotto di qualità superiore in un test alla cieca, ma che il nostro cervello preferisce», spiega Bariselli, in prospettiva l’orizzonte è ancora più ampio.

Thimus applica le neuroscienze a tutti gli ambiti della vita, perché quando si compie un’esperienza interviene sempre un’attività neuronale che è possibile misurare e decodificare. Ecco allora che il suo raggio di azione va dalle attrezzature mediche al mondo della ristorazione, dall’abbigliamento al turismo fino alle compagnie aeree e multinazionali, per valutare le reazioni emotive e cognitive di chi li sceglie. Peraltro, Thimus ha già condotto ricerche su prodotti alimentari, tra cui quella sul celebre Brunello di Montalcino di Soldera: lo studio ha dimostrato scientificamente che la qualità del prodotto è un dato oggettivo e misurabile.

E nel futuro? In pentola bollono a oggi molte idee: il progetto per la riabilitazione ortopedica e neurologica denominato «Lepre» e realizzato con Polibrixia, per citarne uno. E diversi piani per l’ottimizzazione del comparto retail per Palladio Group e Grandi Riso del Gruppo Gabeca.

 

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