Economia

La sfida del calzificio De Pio: il total look sartoriale

Ieri il battesimo del fuoco a Milano alla Settimana della moda, con la sfilata al Museo della Scienza
La famiglia. Mary Chiaruttini con i figli Elisabetta e Giordano - © www.giornaledibrescia.it
La famiglia. Mary Chiaruttini con i figli Elisabetta e Giordano - © www.giornaledibrescia.it
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Un progetto ambizioso che vedrà le calze abbinarsi ad una nuova idea di «total look», dall’impronta sartoriale. Ad esplorare questa nuova strada, è Mary Chiaruttini titolare da 12 anni del calzificio De Pio Haute, di casa in via Trieste in quel di Botticino, che proprio oggi a Milano,in occasione della Settimana della moda milanese, presenterà la nuova collezione nella sala Delle Cavallerizze del Museo della Scienza e della Tecnica.

Il calzificio venne fondato nel lontano 1949 da Pio Chiaruttini. Ed è stata proprio la figlia Mary a dare un’impronta stilistica di successo al brand.

La sala è stata messa a disposizione gratuitamente dalla Camera della moda di Milano. Con lei i figli Elisabetta, che in azienda è l’alter ego della mamma, e Giordano che si occupa della parte produttiva, affiancati dallo staff creativo e commerciale. Una sfida che vede evolversi l’azienda verso il mondo della confezione. Già alcuni anni fa alla De Pio era nata una linea di abbigliamento, ricavata però interamente dal tessuto tubolare utilizzato per la lavorazione delle calze, che aperto e modellato diventava una giacca, un poncho, una mantella anziché una sciarpa o altro.

Oggi la Chiaruttini, con il nuovo progetto vuole offrire una vera collezione uomo e donna, abbinabile e intercambiabile, con contaminazioni di tessuti tecnici e non, completa anche delle calzature (queste ultime con un’impronta chiaramente diversa da quelle classiche in cuoio). Una collezione ispirata al gusto etnico chic, rigorosamente made in Italy, esattamente come ogni paio di calze che esce dall’azienda, dove avviene tutto il ciclo produttivo.

Lo studio dei 20 capi prodotti dalla Chiaruttini in total look è stato realizzato avvalendosi di un importante contributo stilistico, grazie al quale De Pio vuole intercettare nuovi mercati più ampi e appetibili, ponendosi sempre e comunque in quella fascia alta di mercato, dove il calzificio è da sempre posizionato.

«Certo per l’azienda - chiosa la titolare - oltre che una sfida è un grande impegno economico, ma l’obbiettivo che ci poniamo è quello di farci conoscere, di far parlare di noi e di crescere, visto che le calze seppur di grande qualità come le nostre, sono un capo di abbigliamento poco considerato».

Va detto che le calze De Pio,che lavora per i maggiori brand mondiali, sono piccole opere d’arte, frutto di una ricerca accurata di filati particolari e pregiati, che vanno dalla pura lana all’alpaca, passando dal cachemire, sino ad arrivare al pelo di cervo (il più costoso in assoluto), e alla lana di Jak, un bufalo tibetano. Ma se i filati sono ricercati (alcune calze arrivano a costare cifre davvero importanti), non di meno è lo studio dei disegni e dei modelli, che vedono assemblate varie lavorazioni, unite a inserti di pelliccia, di pizzo o forme particolarissime. La De Pio, oggi conta su 30 dipendenti, e raggiunge 10mila dozzine di calze all’anno, con un fatturato di 1 milone e mezzo di euro, e vendite in Italia e Europa (soprattutto Benelux e Giappone).

 

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