Economia

Confartigianato: il peggio è passato ma il meglio deve venire

L'analisi del presidente Massetti con i punti di forza e le criticità della categoria
Un artigiano © www.giornaledibrescia.it
Un artigiano © www.giornaledibrescia.it
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È una ripresa «zoppicante» quella messa nero su bianco dal Rapporto 2017 di Confartigianato Brescia. Una ripresa che, dicono il presidente Eugenio Massetti e il segretario generale Carlo Piccinato, «se da un lato dimostra che non siamo più in piena crisi, dall’altro palesa che non siamo nemmeno sul punto di tirare un sospiro di sollievo». Come a dire: il peggio è passato, ma il meglio è ancora di là da venire. E parecchio.

Nel 2016 il saldo natalità-mortalità delle imprese artigiane bresciane (34.862 in tutto, il 29,2% delle imprese provinciali) è ancora negativo: considerando le 1.941 nuove iscritte e le 2.380 cessate, la differenza è di 439 unità, pari a -1,24% sul 2015. Guardando al bicchiere mezzo pieno, però, l’emorragia di cessazioni ha rallentato: il 2015 sul 2014 aveva segnato un -1,34%.

Le imprese artigiane bresciane impiegano 86.166 addetti (il 58,3% nelle costruzioni, il 25,8 nel manifatturiero esteso e il 12,5 nei servizi), il 21,8% dell’occupazione provinciale: le imprese sono per il 15,1% gestire da donne, per il 13,9 da stranieri e per l’11,6 da under 35, categoria molto presente nella «nuova» edilizia green.

L’analisi evidenzia la presenza di 7 driver (per complessivi 6.661 imprese, il 19% del totale) che nel 2016 hanno registrato una crescita positiva, complessivamente pari al +2,2%.

In primis, le attività di supporto per le funzioni d’ufficio (+8,1%); poi, le attività di servizio per edifici e paesaggio (+5,3%), le attività creative e di intrattenimento (+3,1%), riparazione computer e articoli per la casa (+1,7), riparazione apparecchiature (+1,5%) e fabbricazione mobili (+0,7%). Tra i settori tradizionali, crescono i servizi alla persona (+0,36%) mentre calano gli altri, dal manifatturiero ai servizi alle imprese all’edilizia, che però rallenta il crollo passando dal -2,40 del 2015 al -1,91 del 2016.

Nel 2016 sono stati venduti oltreconfine prodotti manifatturieri bresciani per 14,2 miliardi di euro, in calo dell’1,3% sul 2015. Il dato del primo trimestre 2017, però, è in controtendenza, e registra un +9,1% a livello regionale. Per il presidente Massetti «si stanno raccogliendo i frutti del lavoro fatto negli ultimi anni», con uno scenario in stabilizzazione. Tra i mercati privilegiati per il made in Brescia: Germania, Francia e Usa.

Infine, uno dei tasti più dolenti: l’analisi dei dati mostra come nel bresciano ci sia un 14% di artigianato manifatturiero colpito da contraffazione e abusivismo, e un 63,4% di imprese esposte a concorrenza sleale. Immancabili zavorre restano anche burocrazia e tempi della giustizia: secondo l’analisi dei primi 6 mesi 2016, servirebbero 1 anno e 8 mesi per far fronte a un procedimento civile. 

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