Economia

«Acchiappasogni», è nato l'orto sociale

La spesa si fa direttamente in campo: a Nave successo per il progetto di quattro ventenni.
AA

Hanno le mani sporche di terra, una leggera abbronzatura da primo sole e il sorriso fiero di chi sta portando avanti, con successo, un progetto nato tra i banchi di scuola. Sono i ragazzi che coltivano «Acchiappasogni», l'orto sociale che ha di fatto abbattuto il concetto di «chilometro zero». Perché pomodori e barbabietole non viaggiano più verso i mercati, ma vengono raccolti direttamente in campo, pesati su una bilancia sistemata tra i filari di cipressi, e venduti sotto gli occhi dei consumatori.

L'idea è nata un paio d'anni fa, quando all'istituto Pastori di Brescia fece visita il presidente di Slow Food, Carlo Petrini. Chiese volontari per partecipare al «Terra Madre Day», evento ospitato a Torino, ombelico di un mondo di esperienze, anche internazionali, legate al cibo.
Alla chiamata rispose Elia Cammarata, ventenne di Nave oggi al primo anno di università.

Stimolato da tante realtà, pensò che fosse il caso di utilizzare in maniera utile e produttiva quei mille metri quadri di terreno pianeggiante dietro casa e dietro il vivaio di famiglia. Così, insieme a Francesco Fenotti e Alessio Consoli, fece un investimento di qualche centinaia di euro, e sfruttando l'attrezzatura dell'azienda agricola, le competenze da periti agrari e la passione per la terra, iniziarono a seminare e coltivare. Pochi mesi, e all'esperienza si aggiunse anche Matteo Incontro.

«L'obiettivo è quello di tenere in vita un orto sociale di stampo giovanile - racconta Elia -, che riavvicini i ragazzi alla terra e consenta al consumatore di fare la spesa direttamente in campo. Il primo anno è andato bene, abbiamo raggiunto il pareggio di bilancio e abbiamo capito cosa ci conviene coltivare e cosa no».

Così sono sparite patate, cipolle e porri. Si punta invece su pomodori, basilico, barbabietole, peperoncini e zucche. E sull'agricoltura biologica e biodinamica, sfruttando acqua di fonte e acqua piovana raccolta in cisterne. E ancora sull'impollinazione naturale, perché tra un pavone e una gallina non mancano le api a ronzare vicino all'«Acchiappasogni».

Prese le misure, i ragazzi hanno già allargato il loro raggio d'azione, coinvolgendo quest'anno giovani volontari conosciuti in università o grazie alla pagina Facebook, arrivati a Nave dalla Liguria, da Como, da Saronno e da Varese lo scorso fine settimana per aiutare Elia e gli altri ragazzi a seminare e preparare l'orto.

Il sogno insomma è diventato realtà. Ma la corsa è appena iniziata e non si ferma qui. Il futuro è già tracciato e all'orizzonte c'è il gemellaggio con un altro collettivo di ragazzi del Varesotto che lavora alla torrefazione del caffè. E, ancor più ambizioso, un progetto di collaborazione con un orto del Sahel. Nell'immediato, però, si punta alla promozione dell'idea: «Non conosciamo altre realtà come la nostra in Italia - confessa orgoglioso Elia -. Ad ottobre parteciperemo alla nuova edizione del Terra MadreDay e vedremo se il nostro "Acchiappasogni" piacerà non solo qui, ma anche all'estero».

Giovanna Zenti

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Argomenti