Cultura

Quando Fiorello inaugurò Brixia Expò

La parabola discendente della Fiera, inaugurata nel 2002 e chiusa l’anno scorso
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«Un ponte capace di collegare la produttività bresciana con il mondo intero» (Francesco Bettoni, presidente della Camera di Commercio); «un luogo pubblico dove si manifestano le virtù dei bresciani», vale a dire laboriosità e capacità di intraprendere (Paolo Corsini, sindaco); «l’epicentro della città evoluta» (Alberto Cavalli, presidente della Provincia); «una piazza dove si possono incontrare idee e progetti» (Annamaria Cancellieri, prefetto).

Rilette ora - alla luce di quanto è poi accaduto - sono dichiarazioni che fanno malinconicamente sorridere. Facile adesso, ma quella domenica 29 settembre 2002 c’era generale entusiasmo intorno all’opera che veniva inaugurata: il primo padiglione della Fiera, Brixia Expò. Già si pensava ad una nuova struttura per valorizzare l’Eib, ad un albergo, un centro congressi... A patto, si sottolineava, di avere ancora l’appoggio dell’intero sistema Brescia. Poi sono arrivati la crisi delle fiere, il disastro economico mondiale, la debolezza intrinseca di Brixia Expò, la concorrenza mai risolta con Montichiari, i rossi di bilancio (perdite di 2,6 milioni nel 2011, di 2,4 nel 2012 e ancora 2,1 nel 2013); infine la decisione di chiudere nel giugno dell’anno scorso. Cercando nuove soluzioni: in campo c’è ora la proposta del parco tecnologico Nibiru Planet e la trasformazione dell'Eib in palazzetto dello sport.

Ma quella domenica di fine settembre tutto ciò era lontano. Si respirava aria di grande ottimismo. L’opera era stata realizzata dall’Immobiliare Fiera, costituita Camera di Commercio, Comune, Provincia, Aib, Banco di Brescia, Bipop, Collegio costruttori e Asm. Prima pietra nel maggio 1999. Investite decine di miliardi di lire per un padiglione di 16mila metri quadrati, lungo 260 metri, largo 60.

La mattina i discorsi delle autorità fra retorica ed enfasi, il pomeriggio spettacoli e la sera gran finale con lo show di Fiorello.

 

 

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