Cultura

Anni d’oro per il teatro: Piccolo, Loggetta e Ctb

All'inizio degli Anni '50, con la prima ripresa, riparte anche la cultura: il teatro a Brescia vede nascere Piccolo, Loggetta e Ctb
AA
Corre l’anno 1952. In città la parola teatro è associata alla rivista in scena all’Odeon e alla prosa al Sociale, con un Teatro Grande in quel momento «pressochè inutilizzato». Al n. 13 di via Gramsci nasce il Piccolo Teatro "Città di Brescia", con un occhio al gioiello milanese di Strehler-Grassi, e l’altro all’attività da filodrammatica, ma con qualche ambizione in più. Aldo Luzzardi è direttore artistico e regista, nel gruppo nomi destinati a fare storia. Negli anni successivi la compagnia cresce artisticamente, fino al 18 aprile 1953 quando debutta al Grande «Zoo di vetro», regia di Renzo Frusca. Alfredo Gatta, critico teatrale del nostro Giornale, saluta gli attori come «valorosi commedianti. Proprio niente di dilettantesco».
 
Nel 1954 altre lodi per gli allestimenti, specie «Antigone» in Castello per l’inaugurazione del Museo delle Armi. Gli elogi sono a firma Antonio Valenti, che anni dopo prenderà il posto del critico Gatta. Nell’aprile 1955 al Grande va in scena un «Il gabbiano» di Cechov, che porta già il segno di Mina Mezzadri. Storia che brilla, poi si spegne. Ma il teatro è entrato nel sangue di quei bresciani. E dunque, «È nato il teatro La Loggetta», annuncia un articoletto sul nostro Giornale il 2 marzo 1960, specificando la volontà degli ardimentosi artisti di raccogliere l’eredità del "Piccolo" di Brescia ed «istituire speciali corsi per i giovani»; è un’iniziativa sostenuta dal Dopolavoro provinciale Enal (Ente nazionale assistenza lavoratori), e il nome viene dai locali di piazza Loggia, sopra il Monte di Pietà, dove la compagnia (leggi Renato Borsoni) ha ottenuto dal sindaco Boni il permesso di esercitare la sua attività. L’articoletto, su tre colonne, sta sotto un titolo più grande sul tramonto del mimo Polidor e uno strillo che annuncia al cinema Astra «Il mattatore» con Vittorio Gassman. Non si può ancora capire la portata di quella notizia. 
 
Il debutto della Loggetta è l’11 dicembre 1960 con l’atto unico «Don Perlimplin e la bella Belisa nel suo giardino», regia della Mezzadri. Il 3 febbraio 1961 la notizia sulla compagnia ha già il rilievo di un’apertura di pagina: «Il teatro da camera della Loggetta cerca una sede e amici-sostenitori». L’articolo parla del «giovanile complesso fervidamente impegnato» ed è corredato da una fotografia della "bella" del gruppo, l’attrice Maria Teresa Giudici. Nel 1963 la Loggetta ottiene il suo teatro: è il S. Chiara, oggi intitolato anche alla regista Mina Mezzadri.
 
Inaugurazione il 5 giugno con un dirompente «I giganti della montagna». Formidabili quegli anni, che portarono il nome della Loggetta in tutta Italia, compagnia di avanguardia e di rottura, suscitatrice di polemiche, portatrice di scelte coraggiose e di alto profilo. La cattolicissima Mezzadri con il suo estro libero e ribelle, il saggio, tenace e lungimirante Borsoni, capace di dialogare con la città, e tutti gli attori, valorosamente dediti al teatro, spesso rubando ore di sonno a una giornata di lavoro, con una passione che molti di loro, quasi tutti, conserveranno intatta negli anni. Da quel fuoco vivo arso 
per circa 14 anni prende vita, a partire dal 1973, la trasformazione della Loggetta in ente teatrale a gestione pubblica. Esempio unico in Italia, il Centro Teatrale Bresciano nasce nel 1975 nella forma di un consorzio tra Comune e Provincia. Nel 1991 ai due enti fondatori si aggiunge la Regione Lombardia. Tre anni dopo è ufficialmente Teatro Stabile di prosa a gestione pubblica. 
Dal 4 marzo 2015, per effetto della "riforma Franceschini", lo Stabile si trasforma in Teatro di rilevante interesse culturale (Tric).
 
Paola Carmignani
 
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia