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Biogas, Brescia ci crede. In provincia 36 impianti

Brescia scommette sul biogas e, come sempre nel caso della produzione di energia da fonti rinnovabili, si distingue in Italia.
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BRESCIA
Brescia scommette sul biogas e, come sempre nel caso della produzione di energia da fonti rinnovabili, si distingue in Italia. Secondo i dati dell'Assessorato all'agricoltura della Provincia di Brescia, sul nostro territorio sono presenti (già operativi o in fase di costruzione) ben 36 impianti per produrre biogas e conseguentemente energia.
La Bassa protagonista
Come si può ricavare dalla lettura della tabella che pubblichiamo in questa pagina, sono soprattutto i paesi della Bassa bresciana (e, in particolare, quelli che possiedono una vocazione zootecnica) ad essere protagonisti nella produzione di biogas. Ecco allora Offlaga, che svetta con quattro impianti (tutti alimentati da reflui zootecnici), seguita da Verolanuova e Manerbio (con tre installazioni per paese), Orzinuovi, Borgo San Giacomo, Gottolengo, Pontevico e Villachiara (due). E poi, con un un impianto, troviamo Chiari, Cigole, Calcinatello, Calvisano, Poncarale, Leno, Remedello, Roccafranca, Quinzano d'Oglio, Cologne, Milzano, Lograto. Fuori dal territorio della Bassa, si segnala un impianto anche a Gavardo e uno a Sulzano.
Gli impianti bresciani producono energia tanto elettrica quanto termica (cogenerazione) e, oltre ai reflui zootecnici, utilizzano anche rifiuti organici speciali derivanti da compostaggio, trinciato di mais e altre biomasse agricole, siero di latte, glicerina, olio vegetale, pollina.
Nitrati? Problema non risolto
In numerosi casi, l'impianto per la realizzazione di biogas consente alle aziende della Bassa bresciana di reimpiegare i reflui evitando lo spandimento. Come più volte sottolineato dalle organizzazioni agricole, tuttavia, la produzione di biogas non può essere considerata una soluzione per la direttiva nitrati (la normativa europea che impone rigidi vincoli allo spargimento dei reflui), poiché non tutte le aziende possono realizzare gli impianti e perché i limiti fissati dalla direttiva rischiano di essere superati in ogni caso.
A Brescia, comunque, esiste la possibilità di creare una filiera organizzata per produrre energia recuperando gli scarti derivanti dagli allevamenti, ma anche le biomasse agricole.
Attività complementare
Tutto questo, tuttavia, deve essere considerato alla luce di una doverosa premessa. La produzione di energia non è (e non può essere) l'attività principale di un agricoltore, nè può rappresentare la prima fonte di reddito di un'azienda agricola. Ecco perché produrre e vendere energia elettrica da fonti rinnovabili rappresenta un'attività complementare ma non sostitutiva dell'agricoltura tradizionale.
Il Ministero delle politiche agricole tenta comunque di incentivare queste attività, considerandole opportunità in più per le imprese del settore primario, in modo particolare in tempo di crisi. Il successo del biogas negli ultimi anni, infatti, è anche dovuto alla politica statale di incentivi.

Guido Lombardi
g.lombardi@giornaledibrescia.it

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