Processo Shalom, in aula le storie di chi è scappato

Nelle sei ore di udienza del processo Shalom sono state raccolte le testimonianze degli ospiti della comunità
SHALOM: LE TESTIMONIANZE
AA

Sei ore di udienza per sette racconti di vita all'interno della comunità di recupero Shalom, finita a processo per maltrattamenti e sequestro di persone. Da Suor Rosalina Ravasio, fondatrice della comunità, agli altri 41 imputati, nessuno di loro era presente in aula dove sono invece sfilati sette ex ospiti scappati, per loro stessa ammissione, dalla struttura di Palazzolo. 

«Per me quella non era una comunità, non si è ascoltati - racconta Maura -. Sono stata picchiata in due occasioni e in un caso ho spinto a terra Suor Rosalina come reazione. Sono finita spesso in punizione lavorando anche per 24 ore di fila nel laboratorio delle guarnizioni». 

Daniele ha invece spiegato di essere passato dalla comunità dopo un periodo di detenzione. «Mi era stato detto che era l'unica soluzione per uscire di prigione. Su tre mesi alla Shalom ne ho passato almeno uno intero a tagliare legna come punizione perché volevo scappare e mi era impedito». Poi l'affondo. «Ho capito che il carcere era meglio di quella comunità e così ho finito di scontare la mia pena a Canton Mombello», aggiungendo però di non essere mai stato picchiato. 

Gianmarco alla Shalom è rimasto più di due anni. Nel suo periodo tre volte ha cercato la fuga e alla quarto tentativo è riuscito a scappare. «Sono stato messo li dentro contro la mia volontà. Sono stato picchiato perché volevo andarmene». Il giudice gli ha chiesto se avesse pensato di chiedere aiuto. «Ero in uno stato di prigionia, ma non ho mai fatto denuncia perché non avevo fiducia in nessuno. Carabinieri, operatori e genitori». 

Il processo è stato aggiornato per nuove testimonianze al prossimo 8 marzo. 

 

Iscriviti alle News in 5 minuti per ricevere ogni giorno una selezione delle notizie più importanti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia