«Manchester si è svegliata nell’incubo, ma ha reagito»

La città delle suffragette e della working class si è riunita nel pomeriggio davanti al Municipio. In migliaia in fila per donare il sangue
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Ieri mattina Manchester si è svegliata in un clima surreale. Un clima di paura, di dolore, ma soprattutto di incredulità. Quella di una città che ha fatto e fa della lotta all’odio un perno imprescindibile della propria identità e che, per questo motivo, non riusciva a credere che qualcosa di così «disumanamente» inspiegabile fosse accaduto.

Proprio qui, dove le suffragettes lottarono per rivendicare i propri diritti, dove la libertà di pensiero spinse menti brillanti ad alcune delle più grandi invenzioni della storia, o dove nacquero artisti e musicisti che ancora oggi fanno sognare e sorridere milioni di persone in tutto il mondo. A svegliare la città ieri mattina però non c’era niente di tutto ciò.

C’era solo il rumore inquietante delle pale degli elicotteri sopra la città. Un risveglio da incubo, sotto shock, difficile da raccontare, che ha bloccato le strade di Manchester, ma non il cuore, immenso, dei suoi abitanti. I mancuniani non sono stati a guardare, ma hanno reagito, subito, con l’orgoglio, la forza e la solidarietà tipici di una città che non dimentica il proprio passato da capitale della «working class» ed il proprio presente multietnico, aperto al mondo, al prossimo e al diverso. Sono stati innumerevoli i gesti spontanei di aiuto arrivati dalla gente di Manchester fin dai primi istanti dopo l’accaduto.

Dalle code di persone in fila per donare il sangue alle vittime della strage, a chi semplicemente offriva un passaggio, o un riparo per la notte (l’hashtag #roomformanchester, con il quale si poteva mettere a disposizione una stanza, è diventato virale).

Nonostante la paura, Manchester non si è nascosta, ma ha voluto reagire, e lo ha fatto unendosi, a discapito di chi voleva dividerla con il terrore. Ed infatti, sotto un sole inusuale per la «città della pioggia» - un sole di speranza - migliaia di persone di tutte le età, classi ed etnie si sono ritrovate in veglia dalle 18 di ieri sera ad Albert Square, la piazza del municipio, per lanciare un grido chiaro e forte: «Siamo uniti e non smetteremo di sperare». Vi consiglio di rileggere la poesia che Tony Walsh, poeta mancuniano, ha recitato con orgoglio davanti alla folla che applaudiva unita ed emozionata. Parla di Manchester, della sua storia, del suo orgoglio, e di come la città ed i suoi abitanti siano sempre stati in grado di rimboccarsi le maniche e uscire, a testa alta, dai momenti più bui. Perché una cosa è sicura in questo clima di incertezza: Manchester ieri si è svegliata in un incubo, ma è si è addormentata sognando, con forza, un domani di speranza.

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