Luci e metrò, Cremonesi: «Il nostro ragno venne snobbato»

Parla il progettista delle stazioni del metrò: «L'illuminazione è di Brescia Mobilità»
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Dopo l’articolo uscito sul Giornale di Brescia, riguardante il maxi ponteggio allestito nella fermata per lavorare all’impianto di illuminazione interviene il progettista.

Il problema, sollevato nell’articolo, è legato all’altezza in cui sono posizionati i faretti: troppo alti e defilati, sono stati sostituiti con luci a led e rivisti in modo che in futuro siano più facili da raggiungere, senza che servano mega strutture come quella vista in questi giorni, costata 20mila euro. Sul tema interviene Lamberto Cremonesi, amministratore dello studio Crew Cremonesi e padre delle stazioni cittadine. Nel senso che le ha disegnate, quasi in ogni dettaglio. Quasi. «L’impianto di illuminazione venne progettato da Brescia Mobilità attraverso una società di consulenza - spiega Cremonesi -, noi non abbiamo preso parte allo studio illuminotecnico». Ergo: se i faretti nella stazione di San Faustino erano così alti e fuori dalla portata dei tecnici, la responsabilità non è dello studio che ha sede nel Crystal Palace. Ma c’è di più. «Abbiamo progettato tutte le stazioni - spiega Cremonesi - e ci siamo posti il problema di come fare le manutenzioni». Si tratta, infatti, di strutture molto profonde, la cui gestione è inevitabilmente complessa. «La soluzione proposta a Brescia Mobilità, presente nei documenti consegnati all’azienda, prevedeva un ragno, o spider crane, che potesse essere diviso in due parti per essere trasportato attraverso i treni. Una volta collocato nella fermata, il ragno sarebbe stato rimontato e usato per raggiungere altezze anche superiori ai venti metri». In questo modo sarebbe stato possibile arrivare praticamente in ogni parte delle stazioni per intervenire con le manutenzioni degli impianti o lavori come la pulizia o la sostituzione delle piastrelle. Ma la proposta cadde nel vuoto. A dire il vero, spiega Cremonesi, quell’angolo di San Faustino in cui si è dovuto intervenire con il ponteggio non sarebbe stato comunque raggiungibile, «ma avevamo proposto soluzioni alternative per il caso specifico». Cremonesi ne approfitta poi per tornare su un argomento di cui si è già dibattuto: l’assenza delle coperture esterne al momento dell’apertura della linea e la loro realizzazione successiva (in corso adesso). «Non c’erano perché nel progetto discusso con l’amministrazione Corsini non erano previste scale mobili nell’ultima rampa verso l’uscita di ciascuna stazione. Sono state volute solo successivamente». E dunque è stato necessario correre ai ripari, per proteggere i passeggeri e soprattutto strutture decisamente più delicate di semplici scale.

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