Delitto da Frank: indagini sui flussi di danaro

I riflettori sono puntati sul conto corrente delle vittime e su quello degli assassini
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«Stiamo lavorando, stiamo cercando riscontri». Parola degli gli inquirenti. E i riflettori sono puntati sul conto corrente delle vittime e su quello degli assassini. Assicurati alla giustizia i killer dei coniugi Seramondi, freddati nella loro pizzeria giusto una settimana fa, ora l’obiettivo degli investigatori è quello di chiarire l’intera vicenda. Di trovare il reale movente che ha spinto la coppia di asiatici ad aprire il fuoco.

Non convince e non regge il racconto di Muhammad Adnan: «L’ho fatto perché Frank vendeva di più». Non può bastare per un’esecuzione come quella avvenuta nella pizzeria della Mandolossa.

Al centro delle indagini c’è il flusso di denaro. Ingente il tesoretto ritrovato nelle disponibilità dei Seramondi, del figlio Marco, ed dei fratelli di lui: 800mila euro.

Un’enormità: cifra sproporzionata rispetto, pare, alla dichiarazione dei redditi della famiglia di Nuvolento. «Ma tanto contante non è per forza di cose sinonimo di reato», tengono a precisare fonti investigative.

Vero, ma che qualcosa non torni negli affari e nei movimenti economici delle vittime e dei loro più stretti parenti c’è. Ma dalle banche, complice anche il periodo ferragostano, non sono ancora arrivate tutte le risposte necessarie a chiarire la situazione economica-patrimoniale.

Indagini sono poi in corso anche sulle trattive che nell’arco di poco tempo hanno portato il locale Dolce e Salato dalle mani di Farncesco Seramondi a quelle di un suo ex dipendente pakistano, e poi successivamente da quelle di quest’ultimo a quelle di Adnan. L’imprenditore che deve rispondere di omicidio. 

 

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