Cromo VI nell'acqua, la terapia sta funzionando

Dopo i trattamenti col solfato ferroso avviati da A2A, in tutta l'acqua potabile il cromo VI è sotto i tre microgrammi per litro
Cromo esavalente, la terapia funziona
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La terapia sta funzionando. I primi segnali positivi erano arrivati in ottobre, ora il quadro comunicato da A2A è ancora più confortante. Nel 75% dei punti rete analizzati, il cromo VI è inferiore ai 2 microgrammi per litro, vale a dire al di sotto della soglia rilevabile nei metodi di analisi attualmente utilizzati. Complessivamente, il 100% dell'acqua potabile è sotto i 3 µg/l: l'obiettivo dei prossimi mesi è portarla completamente sotto il 2 µg/l. Per fare un confronto, lo scorso agosto erano 15 le parti dell'acquedotto in cui si registravano tra i 5 e i 10 µg/l di cromo esavalente, mentre ora sono scese a zero.

Il merito va ai trattamenti col solfato ferroso avviati da A2A lo scorso settembre in nove pozzi dopo la sperimentazione al Villaggio Sereno. Con un investimento di quattro milioni, l'azienda ha realizzato diciotto impianti per abbattere i livelli di cromo. Aggiungendo 2 milligrammi per litro d'acqua, l'esavalente viene trasformato in trivalente, insolubile. Quest'ultimo viene filtrato dai carboni attivi, restando fuori dalla rete idrica che arriva nelle case bresciane. 

L'acqua di Brescia, pur in presenza di cromo esavalente, è sempre rimasta potabile. Nel corso del 2013, però, l'attenzione sul tema è cresciuta parecchio, portando molti cittadini a chiedere interventi per abbassare i livelli di questo inquinante, cancerogeno per inalazione. Diverse famiglie avevano scelto di fare analisi direttamente in casa, per confrontare i risultati con quelli dichiarati da Asl e A2A. Non erano mancati casi eclatanti, come quello di via Razziche, in cui venne addirittura sospesa l'erogazione dell'acqua, dopo risultati preoccupanti, col livelli pari a 65  µg/l. Il Comune aveva inoltre introdotto bottiglie di plastica nelle mense scolastiche, al posto delle caraffe riempite dal rubinetto. 

Negli ultimi mesi, finalmente, si è passati ai trattamenti. Da questo punto di vista, il caso bresciano può trasformarsi da esempio negativo a un modello per altre città con problemi analoghi. L'intervento realizzato in città è infatti unico. Una volta completato l'allestimento, gli impianti continueranno a funzionare nei prossimi anni, mantenendo sotto controllo i livelli di cromo esavalente.

La normativa in proposito stabilisce un limite di 50 µg/l di cromo totale nell'acqua che beviamo (limite che comprende trivalente e esavalente). In falda, la soglia di tolleranza si abbassa a 5 µg/lL'Autorità europea per la sicurezza alimentare, l'Efsa, ha però parlato di rischi per i bambini nel caso in cui bevessero acqua con livelli di esavalente superiori ai 2 µg/l. Ed è questa la soglia sotto cui si vuole portare tutta l'acqua bresciana. 

Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it

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