Batterio killer, medici del Civile sollevati «ma il dolore resta»

Gaetano Chirico, direttore della Terapia intensiva neonatale del Civile, commenta la perizia che scagiona la sua équipe
Offlaga piange il piccolo Mohamed, morto nel sonno  © www.giornaledibrescia.it
Offlaga piange il piccolo Mohamed, morto nel sonno © www.giornaledibrescia.it
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Dopo dieci giorni di fuoco, il direttore della Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Civile sceglie la strada della prudenza anche di fronte ad una bella notizia. «Vorrei prima leggere le settanta pagine della consulenza» dice Gaetano Chirico, da noi interpellato per un commento.

Prudenza e «massima fiducia nella giustizia», sottolinea, pur non nascondendo un certo sollievo nel sapere che nel comportamento dei sedici medici indagati non si ravvisano elementi di responsabilità per la morte del neonato prematuro avvenuta lo scorso 6 agosto in seguito ad infezione del batterio serratia marcescens. «Questo non ci solleva dal dolore», sottolinea.

Ritorna a quei giorni di fine estate e racconta che «quando i magistrati, dopo la vicenda dei dieci bambini che hanno sviluppato una sepsi neonatale, avevano deciso di iscrivere tutta l’équipe medica della Terapia intensiva nel registro degli indagati, io avevo chiesto se era possibile limitare le indagini alla mia persona. Del resto, sono io il direttore e mi assumo le responsabilità di quanto accade nella mia struttura - continua Chirico -. Non fu così ed indagarono tutti. Ed oggi la notizia.

Certo, si tratta di un primo passo di un procedimento ancora in corso, ma comunque confortante se si considera la pressione cui siamo sottoposti in questi giorni con il decesso di altri prematuri, come purtroppo accade date le condizioni di estrema fragilità dei piccoli. Per i morti di questi giorni, tuttavia, escludiamo un legame con l’infezione batterica estiva. Anzi, siamo convinti che i lutti, per i quali condividiamo il dolore dei genitori, non siano riconducibili ad una medesima causa, né siano la conseguenza un focolaio epidemico».

Prudente, ma fiducioso. Una fiducia che gli deriva dalla «certezza» che i sanitari abbiano fatto tutto il possibile per quei bambini, nati molto prima del termine della gestazione naturale e tutti con un peso inferiore al chilo e mezzo. Prematuri gravi il cui indice di mortalità al Civile è del 12%, inferiore al dato nazionale ed internazionale.

Proprio ieri sera, un altro lutto: in Rianimazione pediatrica è morto Ivan, il gemellino con una vita che è stata, e che rimane, da record. Infatti, benché sia nato dopo sole 22 settimane di gestazione e con un peso di 450 grammi, è vissuto per nove mesi. La sorellina sta bene. Il primario: «Ivan è uno dei piccoli che non ce la fanno: un dolore che non fa notizia ma che spesso affrontiamo insieme ai genitori. Anche se sappiamo che è naturale, per quanto possa esserlo la morte di un bimbo. Ma con la grave prematurità la sfida è la vita e la crescita in salute. Anche oggi non avrebbe fatto notizia, se non fosse accaduto nei giorni in cui più piccoli sono morti nella stessa settimana».

Poi, nel merito delle infezioni in reparto, Chirico ribadisce che «già prima dell’estate le misure di sicurezza per prevenirle erano molto rigide, con controlli sulle persone che vi entrano. Tuttavia, dopo l’epidemia, ne abbiamo adottate ulteriori per mantenere un ambiente quanto più possibile da virus e per far sì che virus e batteri provenienti dall’esterno non minaccino la vita dei neonati».

Dunque, obbligo di osservare le norme igieniche fondamentali prima di entrare, quali lavarsi accuratamente le mani, indossare il camice sterile e mettere una mascherina sul viso se si ha il raffreddore. Procedure che sono spiegate ai genitori, oltre che da cartelli, anche da un video all’ingresso della Terapia intensiva. Che è una terapia «aperta», nel senso che un genitore alla volta può sempre rimanere accanto al figlioletto. Misure rigorose. Ma è lo stesso Chirico a ribadire che «le infezioni sono frequenti in soggetti con prematurità estrema, nati prima della ventottesima settimana di gestazione e con peso inferiore al chilo, chilo e mezzo».

 

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