Aria inquinata in Lombardia, la Regione finisce in tribunale

Il piano della Lombardia per contrastare lo smog è «insufficiente», per questo il Pirellone è stato portato davanti ai giudici
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Il piano della Lombardia per contrastare lo smog è «insufficiente», ne serve uno nuovo, più efficace. Su questa base i Cittadini per l’aria e l’Associazione ipertensione polmonare, Aipi, hanno portato il Pirellone davanti al Tar. Un’iniziativa legale supportata da ClientEarth, gruppo internazionale di avvocati specializzati in tematiche ambientali.

«La direttiva europea 70 del 2008 impone dei limiti nelle concentrazioni di polveri sottili e biossido di azoto nell’aria - spiega da Bruxelles l’avvocato Ugo Taddei -, così come un numero di giorni massimo di sforamenti in un anno». Entrambi i parametri vengono sistematicamente superati in Lombardia, con gravi rischi per la salute della popolazione, dato che il pm10 e il pm 2,5, per esempio, sono cancerogeni accertati che possono causare anche ictus, infarti oltre a problemi respiratori di varia natura.

«La Regione Lombardia ha varato il primo piano dell’aria nel 2013 - prosegue Taddei -, sempre in seguito a un ricorso arrivato fino al Consiglio di Stato. Questo piano non è però adeguato, non contiene misure che colpiscono le principali fonti di inquinamento atmosferico e sta dimostrando tutta la sua inefficacia».

Ai giudici amministrativi si chiede dunque di obbligare il Pirellone a redigere un nuovo piano per ridurre lo smog. Utopia? Un ricorso analogo, fatto nei confronti del Governo inglese, ha portato a una serie di misure contro l’inquinamento. 

«Si è dovuti arrivare fino alla Corte di giustizia europea - prosegue Taddei -, ma alla fine è stato fatto un piano di riduzione degli inquinanti. Il problema in Inghilterra è legato soprattutto al biossido di azoto, derivato dai motori diesel. Sono state create, ad esempio, zone "a basse emissioni", dove i veicoli inquinanti non possono mai accedere». 

Esperienze simili sono già partite in Germania, il concetto è di prevenire davvero l’aumento degli inquinanti nell’aria, senza aspettare che arrivino periodi particolarmente critici, come invece prevede il protocollo sottoscritto in Regione dai Comuni lombardi, Brescia compresa. Un protocollo che è in vigore in questi giorni, dato che sono stati raggiunti i sette giorni consecutivi di sforamento del limite di 50 microgrammi per metro cubo d’aria, sulla cui efficacia è lecito però nutrire dubbi, visti gli oggettivi limiti nell’applicazione delle misure (come il blocco degli Euro 3) e nei meccanismi della loro entrata in vigore (se l’aria è malata, ma mancano i sette giorni consecutivi, non scatta alcun provvedimento). Tutto ciò, tra l'altro, accade in una regione ricca come la Lombardia, in cui non mancherebbero certo i mezzi per politiche di prevenzione ambientale, è il ragionamento di Taddei.

Ora, in attesa che i giudici amministrativi affrontino il caso lombardo, arriva un annuncio da Roma. Il ministro per l’ambiente Galletti ha infatti promesso per maggio il Piano per la qualità dell’aria del bacino della Pianura Padana. I contenuti sono tutti da scoprire, ma una cosa è certa: l’Italia, secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, è il secondo Paese dell’Unione europea per morti premature causate dall’esposizione al particolato sottile, dopo la Germania, mentre è il primo per quanto riguarda i danni provocati dal biossido di azoto. E Brescia, nel suo piccolo, ha già raggiunto 32 giorni di superamento dei limiti di pm10, con un tetto massimo di 35 giorni fissato dalla Ue. 

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