Storie

«La mia Africa e l'amore»

Da Brescia al Sudafrica, viaggiando per il mondo: la storia della 25enne Elena Gaffurini, partita grazie all’Aiesec, network per la mobilità internazionale gestito da studenti
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Spagna, Portogallo, Olanda, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito, Irlanda, Ungheria. E, ancora, Etiopia, Kenya, Uganda, Mozambico, Zimbabwe, Zambia, Sudafrica, Ghana e India. Viaggi vissuti con sorriso fiero, sguardo determinato, obiettivo ben chiaro. Elena Gaffurini ha macinato migliaia di chilometri in mezza Europa e mezza Africa. Vista da qui è una ragazza che ha percorso tanta strada per avere «solo» 25 anni. Ma dove vive ora, a Johannesurg, Sudafrica, è tutta un’altra storia. A 25 anni Elena non è più una ragazza: è una donna, indipendente e con una serie di responsabilità.

Partita da Brescia, si affaccia sul mondo a Milano, mentre all’università Cattolica studia economia. La finestra è quella dell’Aiesec, «un’organizzazione globale, apolitica, indipendente, no-profit gestita interamente da studenti universitari e neolaureati». L’obiettivo è aprire agli studenti le porte di stage professionali o di volontariato in giro per il mondo. La mission di Aiesec affascina Elena, che in Italia lavora nell’ufficio nazionale di relazioni con il pubblico. Non basta: «L’idea di dare ai giovani possibilità nel mondo mi appassiona. Così a 21 anni - racconta - ho deciso di partire per l’Etiopia e aprire una filiale Aiesec ad Addis Abeba». Sono mesi difficili, ma il progetto funziona e la determinazione di Elena cresce, «perché per quanto tu sia giovane, in Aiesec credono in te e ti danno responsabilità». La filiale di Addis Abeba inizia a camminare con le sue gambe grazie all’impegno degli studenti etiopi, Elena torna in Italia nel giugno del 2012 con la soddisfazione di avercela fatta, la voglia di impegnarsi in nuove avventure e un amore appena nato.

 

 

Lui si chiama Daudo, oggi ha 27 anni ed è originario del Mozambico: si conoscono in Kenya, durante un meeting internazione Aiesec. Daudo è uno dei responsabili delle filiali africane, vive a Rotterdam. «La nostra è stata una storia a distanza in tutti i sensi - racconta Elena -: i primi tempi ci siamo incontrati in giro per il mondo ai vari meeting dell’associazione, finché non siamo arrivati in Sudafrica». A Johannesburg atterra nell’agosto 2012, ancora grazie ad Aiesec. Questa volta, però, non da manager ma da protagonista di un progetto. Per un anno segue il programma di responsabilità sociale di Dhl, poi, ad agosto 2013, torna in Italia. «L’Africa è un continente giovane, dove si respira ottimismo e senso di opportunità. Ci sono tantissimi problemi, ma ognuno cerca di sconfiggerli senza lamentarsi: insomma - taglia corto -, qui le cose cambiano davvero, l’economia cresce. Sono in continente dinamico. C’è più potenziale perché c’è meno sviluppo». Così riparte per Johannesburg a inizio anno, dove la aspetta Daudo: fino a dicembre lavorerà per il Patronato Acli che segue gli italiani che vivono in Sudafrica.

«Premetto che non ho mai cercato lavoro in Italia - dice -, però, per quello che sento, qui la mia esperienza è tenuta più in considerazione. Vivo diversamente anche il precariato, forse perché viaggiando lo considero un po’ una condizione di vita, e poi perché è comunque legato ad un progetto, non ad una circostanza economica». Mentre lavora, Elena segue anche un master in imprenditoria e creazione di nuove aziende a Johannesburg. «I miei genitori mi hanno sempre aiutata - ammette -, ma ad una condizione: che fossi in pari con gli esami universitari. E così ho fatto. Con il mio stipendio oggi sono indipendente, anche se non sempre è stato facile. Da bianca, non è sempre semplice costruire rapporti in Africa. Spesso, anche a livello burocratico, essere straniero può essere un ostacolo perché i paesi africani stanno prendendo consapevolezza del loro potenziale e vogliono essere indipendenti. Così, per crescere tendono a proteggersi, prediligendo i lavoratori locali». Cittadina del mondo, Elena sembra aver trovato in Africa la sua strada. All’orizzonte c’è il matrimonio, adesso la felicità. 

Giovanna Zenti

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