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«Il successo deve arrivare prima all'estero»

Luca Torosani, 29 anni, vive a Città del Messico dove è manager in una multinazionale. «Chi viaggia è più competitivo. Un giorno tornerò in Italia: il sogno è entrare in politica»
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Tornerà in Italia per fare la sua parte. Per fare tesoro dell’esperienza all’estero e per aiutare le imprese italiane. Per questo «non c’è modo migliore della politica - dice -: il mio sogno nel cassetto è fare il primo ministro».
Non scambiatela per arroganza: la sua è pura determinazione. Intervistato via Skype, Luca Torosani, 29 anni, spiega il suo punto di vista con voce ferma e il tono di chi ha ben chiaro il suo obiettivo, costruito con lo studio, l’impegno universitario e oggi con un lavoro da manager in una multinazionale a Città del Messico.
Un curriculum nutrito, che parte da Bovezzo, passa per la Bocconi di Milano, si sposta tra varie sedi della Aiesec (l’associazione gestita da studenti che aiuta i ragazzi ad entrare nel mercato del lavoro con impieghi internazionali), vola tra Canada, Costa Rica e Porto Rico fino al Messico.
«Per avere successo in Italia devi prima avere successo all’estero»: un assioma, per Luca. «Devi misurare le tue forze lontano da casa per renderti conto in maniera concreta di quelle che sono le tue potenzialità - dice -. Per come la vedo io, oggi qualsiasi giovane, tenuto conto della globalizzazione, deve partire per arricchirsi in termini di conoscenza e di modi di vivere. Solo uscendo dalla tua comfort zone inizi ad imparare a apprezzare le diversità».
Come se non ci fosse nulla di più naturale nel percorso di crescita di un giovane. Eppure le difficoltà ci sono, a cominciare da quelle economiche. Secondo Luca, tuttavia, i veri problemi sono altri: «Le difficoltà per i giovani iniziano dal distacco: staccarsi da famiglia e amici è il primo ostacolo da superare. Poi ci sono i pregiudizi, non indifferenti, a cui spesso si aggiunge la poca conoscenza della lingua straniera. Soprattutto, però, pesa l’incapacità di lasciare il nido».
 
 
 
 
Investire sull’estero, tuttavia, è sempre più necessario per un giovane. È il mantra delle nuove generazioni, spesso un titolo o uno slogan di cui si fatica a capire il risvolto pratico in termini di resa. Luca lo spiega così: «Chi viaggia è più competitivo perché è uscito da quella zona in cui agisce tranquillo e senza ansia, ed ha capito dove deve e può migliorare».
E fuori dai confini del Belpaese un italiano ha molte possibilità di farsi apprezzare, dice. «Da due anni e mezzo vivo e lavoro in Messico - racconta Luca -, paese che insieme al Brasile rappresenta il polmone dell’economia dell’America Latina. Fare carriera qui è facile, soprattutto per gli italiani, considerati creativi e capaci di rispettare le scadenze. A 29 anni, poi, o hai già spiccato il volo o sei in procinto di farlo: in Messico funziona così. A 22 anni hai finito l’univeristà e per via delle difficoltà economiche quasi sempre al percorso scolastico si affianca quello lavorativo». 
Così a 29 anni l’attività lavorativa è consolidata e a differenza dell’Italia non si combatte per trovare un impiego, ma per costruirsi una carriera. È una sfida: «I miei coetanei messicani - spiega - sono molti disponibili ai sacrifici, hanno molta "cattiveria agonistica". Proprio quella che manca a noi italiani, eccellenti ma forse poco determinati».
 
 
 
 
Riflessioni figlie del confronto positivo con le realtà di altri paesi di cui Luca ha tutta l’intenzione di fare tesoro. «Tornerò in Italia perché vorrei fare la mia parte e apportare qualche cambiamento. Il mio sogno nel cassetto è fare il presidente del consiglio: punto in alto - ammette - perché così anche solo arrivando al 50% avrei ottenuto un buon risultato. Vorrei aiutare le imprese italiane e non c’è modo migliore per farlo che entrando in politica».
Probabilmente Luca tornerà davvero, magari con la fidanzata conosciuta in Colombia. Intanto, a Città del Messico, è manager a tempo indeterminato a capo di un team in una multinazionale (PwC) che solo in Messico conta 4mila dipendenti e che fornisce consulenza legale, fiscale e finanziaria ad aziende italiane impegnate in quella parte di centro America.
Un’ottima posizione per continuare a coltivare esperienza.
 
Giovanna Zenti

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