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Frisco, sulle tracce del colesterolo

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Preparazione, modestia e un po’ di fortuna sono gli ingredienti della ricetta di Andrea Reboldi, giovane immunologo bresciano, per avere successo professionale fuori dal nostro Paese. Dopo la maturità scientifica conseguita al Calini e una laurea targata Università di Padova, è partito per la Svizzera per un dottorato in immunologia, e ora lavora all’University of California di San Francisco.

Anni di studio e ricerca, che hanno fruttato ad Andrea grandi soddisfazioni professionali. L’ultima: una pubblicazione su Science, rivista scientifica tra le più prestigiose al mondo. «La scelta di lasciare l’Italia è stata, almeno all’inizio, quasi casuale. Un colpo di fortuna - racconta -. Stavo finendo l’università e sfogliando il sito di una rivista scientifica ho visto il bando di una borsa di studio per un dottorato in immunologia. Ho compilato la richiesta, sostenuto i colloqui e vinto la borsa per un dottorato all’istituto di ricerca in Biomedicina di Bellinzona». Dopo la Svizzera, la scelta di una sede per il post-doc: «Sapevo esattamente a che tipo di progetto mi sarebbe piaciuto lavorare e in che ambiente scientifico avrei voluto immergermi. Non ho avuto dubbi, l’opzione migliore era San Francisco» continua. Anche in questo caso Andrea chiama in causa la fortuna: «Ero al posto giusto nel momento giusto e gli articoli pubblicati mentre ero in Svizzera mi rendevano un candidato appetibile. Non voglio minimizzare la fatica fatta per arrivare fin qui, ma se guardo indietro mi accorgo che in più occasioni la fortuna mi ha dato una spinta, e sempre nella direzione giusta».

Da quattro anni, quindi, Andrea vive a San Francisco. Una città che adora: «Non è la tipica metropoli americana: ha dimensioni più contenute. Mezzi pubblici e bici la fanno da padrone in questa città, animata da un clima culturale peculiare, che la fa considerare dagli stessi americani molto europea». Ma tra Stati Uniti e Italia le differenze ci sono, eccome: «Qui il lavoro è centrale nella vita delle persone - spiega -. Le capacità vengono premiate, ma c’è molta pressione per assicurare un’adeguata produttività e il tempo libero è poco rispetto agli standard europei». Lavoro intenso, quindi, che ha dato i suoi frutti: la ricerca pubblicata su Science, ha rivelato il ruolo di una delle forme del colesterolo (il 25-HC) nel modulare l’attivazione dell’inflammosoma, «un complesso di proteine con un ruolo importante nell’attivazione del sistema immunitario innato. Riconosce batteri e virus, responsabili a volte di comuni malattie come l’influenza o la salmonellosi, ma anche particelle inorganiche (come l’asbesto) che possono causare patologie in alcuni casi mortali - spiega -. La sua regolazione, quindi, è cruciale per assicurare un’efficace risposta immunitaria. La mancata attivazione rende il corpo più suscettibile a infezioni, ma una sua azione eccessiva provoca malattie autoimmuni».

Vivere all’estero non è sempre facile: «Serve molta energia per adattarsi a una lingua e a una cultura diverse, e per costruire relazioni sociali. Credo sia impossibile non sentire la mancanza del proprio paese - spiega -. Anche se ormai mi sono abituato a non essere presente a ricorrenze e feste di amici e parenti, devo confessare che certe domeniche preferirei essere sotto il portico di casa dei miei nonni, con tutta la famiglia a mangiare coniglio e polenta. Ma se si lascia troppo spazio alla nostalgia, non si gode appieno delle nuove opportunità che si presentano. E questo è uno spreco imperdonabile».

Maria Cristina Ricossa

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