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Digitaly, dritte per vivere a Berlino

Il progetto di Silvia Foglia, partita da Chiari per l'Europa, raccoglie già oltre 700 italiani
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Cittadina d’Europa, leader di un team, motore di una community. «L’importante è sempre darsi da fare, e spesso vedo che in Italia la voglia di impegnarsi manca».

Silvia Foglia è un’osservatrice privilegiata: 35 anni, in tasca una laurea in Scienze della Formazione, dal 2007 trotta su e giù per l’Europa. È la storia, questa, di una bresciana che all’estero sta costruendo il suo percorso senza aver abbandonato l’Italia sbattendo la porta, anzi. Nata e cresciuta a Chiari, si laurea a Verona, ma prima di chiudere con l’università ci infila un Erasmus: in Svezia. «Sono andata e tornata un po’ di volte - racconta -, prima vicino a Stoccolma, poi più a nord, finché ho trovato posto in un’azienda che si occupa di ricerche di mercato online, soprattutto tramite sondaggi». È l’ingresso nel mondo del lavoro. Un paio d’anni e poi arriva il trasferimento a Barcellona in una filiale dell’azienda svedese. Un’avventura che dura poco, perché quella vera era lì lì per arrivare.

 

 

 

Tutta colpa dell’amore, potremmo dire. È la fine di agosto 2009 quando Silvia decide di mollare tutto e raggiungere il fidanzato a Berlino. «È stato un impatto fortissimo - confessa -. Non conoscevo la lingua e per chi non parlava tedesco c’erano poche opportunità». E allora via di corsi. Scelta utile: consoscere la lingua è davvero cruciale in una Germania dove - difficile crederlo - solo nel 2009 non cadevano fondi a pioggia sulle aziende. Al punto che per Silvia si apre un posto da tirocinante in Twago, piattaforma leader in Europa per l’incontro tra clienti e fornitori di servizi. «Sono passati tre anni e mezzo e lavoro ancora lì - dice soddisfatta -: sono arrivati i finanziamenti e l’azienda mi ha assunta. Ho investito su formazione e professionalità e adesso sono a capo di un team di dieci persone». Fin qui una storia di successo. Ma perché fermarsi? «Un anno e mezzo fa ho visto che stavano arrivando a Berlino tanti italiani» dice. Memore delle sue difficoltà d’approccio con la capitale, con l’aiuto di altri italiani domiciliati nella città del Muro, Silvia decide di fondare una tech community: DigItaly. «Ci teniamo in contatto grazie alla rete, ma una volta al mese organizziamo incontri in posti diversi - spiega -. Al momento abbiamo circa 700 iscritti, il nostro obiettivo è sostenere chi è appena arrivato in città e non conosce la lingua. E poi ci confrontiamo su temi lavorativi, legati al mondo digitale e delle startup».

 

 

 

Leader di un team e motore di una community, dunque. Ma anche cittadina d’Europa e osservatrice privilegiata. «È ovvio che a tutti i giovani consiglio un’esperienza all’estero - dice -, con umilità, senza preconcetti e con l’obiettivo di assorbire tutto quello che è possibile. È un modo per capire cosa offrono gli altri Paesi e fare tesoro di ciò che si è imparato per portarlo poi in Italia». Cosa che Silvia fa con una certa frequenza: «Mi piace tornare sporadicamente per condividere la mia esperienza e aiutare altri giovani che come me vogliono andare all’estero. Per adesso comunque sto bene a Berlino». Attenzione, però. «Berlino non è l’Eldorado. In questo momento è certamente un’ottima città. In quattro anni ho visto tanti cambiamenti, sono nate tante opportunità, tante startup, tanti spazi di coworking e sono arrivati finanziamenti. Ma bisogna essere coscienti che non tutto è così facile - sottolinea -. Chiunque all’estero sa che la situazione italiana è delicata dal punto di vista economico, ma gli italiani sono ben considerati, soprattutto chi si rimbocca le maniche e parte».

Il cambiamento, comunque, sembra arrivato anche in Italia: «Ho visto delle evoluzioni - dice Silvia -. Tante persone stanno spingendo l’Italia e arrivano anche qui a Berlino con idee ben precise. È un bene, perché chi viene qui solo per scappare non riuscirà mai a sfruttare al massimo le risorse della città. Certo è che non mancano casi di persone che in Italia non sono riuscite a lanciare la propria startup, ma ce l’hanno fatta a Berlino, perché il costo della vita è più basso e le aziende sono in uno stadio avanzato anche grazie alle agevolazioni». 

Giovanna Zenti

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