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Bancarotta e autoriciclaggio: il «metodo» Lanzanova per La Versa

Abele Lanzanova, arrestato questa mattina, aveva tentato in passato di acquistare il Chiari, il Como e il Pavia
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Un anno e mezzo fa si era presentato in Oltrepò Pavese come l'uomo in grado di salvare, con le sue capacità imprenditoriali e i suoi progetti innovativi, il prestigioso marchio «La Versa», che rischiava di sparire per una difficile situazione finanziaria. 

Questa mattina all'alba Abele Lanzanova, 51 anni, rampante manager bresciano (originario di Urago D'Oglio), è stato arrestato dalla Guardia di Finanza di Pavia per bancarotta fraudolenta prefallimentare e autoriciclaggio. 

Insieme a lui risultano indagate, con le stesse ipotesi di reato, quattro persone. Una notizia che apre scenari ancora più preoccupanti sul futuro della storica Cantina oltrepadana (fondata nel 1905), alle prese da tempo con gravi problemi economici (i debiti ammontano a 20 milioni di euro, tra fornitori non pagati e soci ai quali non è ancora stata versata la quota per il conferimento delle uve). 

L'arresto di Lanzanova è arrivato il giorno dopo la terza richiesta di fallimento di «La Versa Spa» presentata dalla Procura di Pavia su istanza di due gruppi di soci e di alcuni fornitori. 

I legali della Cantina hanno chiesto un rinvio dell'udienza, per poter pagare i soci alla prossima assemblea fissata il 7 agosto. Ma dopo quanto è successo questa mattina, il futuro della Cantina (nella quale vengono prodotti il famoso spumante Brut e altri vini di ottima qualità) è ancora più a rischio. 

Secondo gli accertamenti della Gdf, «l'amministratore delegato de «La Versa Spa» come rilevato anche dal collegio sindacale, si sarebbe appropriato di ingenti somme sottraendole alle scarse risorse finanziarie della Cantina, peraltro già interessata da procedimenti prefallimentari». 

«Il meccanismo scoperto - proseguono le Fiamme Gialle -, si basava sulla simulazione di acquisti di vino da società che si sono poi rilevate essere inesistenti o aver cessato da tempo la propria attività. Tali acquisti venivano pagati mediante bonifici bancari che, in uscita dai conti correnti della Cantina La Versa Spa, venivano accreditati sui conti correnti degli altri indagati. Costoro, dopo aver trattenuto una percentuale sulla somma ricevuta, trasferivano la rimanente parte sul conto corrente di Abele Lanzanova. A questo punto l'amministratore delegato, per dissimulare la provenienza fraudolenta delle somme, le riciclava trasferendole sui conti correnti della La Versa Financial International Spa consentendole così di avere la provvista finanziaria per provvedere all'aumento (parziale) di capitale della Cantina La Versa Spa». 

«Le indagini - conclude la Gdf di Pavia - hanno consentito di scoprire uno dei primi casi della nuova condotta delittuosa dell'autoriciclaggio, grazie alla quale è possibile sanzionare penalmente anche l'autore del reato presupposto laddove ponga in essere condotte tese a ostacolare la provenienza delittuosa del denaro».

Una volta arrivato in provincia di Pavia, Lanzanova si era fatto conoscere anche nel mondo dello sport locale. Nell'ottobre del 2015 aveva siglato un accordo con il Pavia Calcio: La Versa è diventato lo sponsor della formazione azzurra impegnata nel campionato di Lega Pro. Quando all'inizio di questa estate la proprietà cinese, che due anni fa aveva acquistato il Pavia, ha annunciato la volontà di mettere in vendita la società, Lanzanova si è anche proposto come possibile acquirente. La trattativa però non è andata a buon fine e il Pavia, pure sommerso dai debiti, ha dovuto rinunciare al campionato di Lega Pro. Negli anni scorsi Lanzanova aveva anche cercato di acquistare il Chiari e il Como.

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